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Caraffa del Bianco è oggi uno dei più piccoli centri urbani collinari della Locride (conta 359 abitanti), ma è anche uno dei villaggi più graziosi e ameni. Si trova a 355 m s.l.m., a 10 km dalla SS 106, a stretto contatto con il nucleo urbano di Sant’Agata del Bianco, tanto da creare con esso un continuum urbano. La vicinanza tra questi due centri abitati è motivata anche dalla loro origine storica.
Caraffa del Bianco, infatti, è stata fondata da una serie di famiglie originarie di Sant’Agata che, avendo deciso di seguire i loro compaesani esponenti della famiglia Sotira, ribellatasi a un gesto di prepotenza del duca Tranfo di Sant’Agata, alla fine del XVI sec., ricevettero queste terre dal principe di Roccella Fabrizio Caraffa. Questo ultimo comprò per gli abitanti di Caraffa anche la vicina fontana Boccalupi, nota pure come “Sette Fontane” perché composta da sette canali. È quindi semplice intuire l’origine del toponimo in questione, inizialmente noto solo come Caraffa, al quale nel 1864 venne aggiunto l’attributo “del Bianco” per distinguerlo da Caraffa di Catanzaro e per specificare il feudo di cui era casale. L’attuale centro abitato ha mantenuto abbastanza bene i legani con la storia e con il paesaggio naturale circostante, anche grazie alla conservazione di un antico percorso di 3 km che, dal 1600 e fino alla metà del secolo scorso, era quotidianamente battuto dai caraffesi che si recavano ai campi. Questo viale, interamente costituito da ciottoli locali, oltre a permettere il passaggio verso i molteplici campi di grano, gli uliveti e i vigneti, collega il paese a due punti focali del luogo: il santuario della Madonna delle Grazie e la fontana Boccalupi.
Rientrando al centro si può ancora fare un giro tra le sue chiese e i suoi palazzi. Primi fra tutti la chiesa Matrice di Santa Maria degli Angeli, risalente al XVII secolo e riconosciuta Bene Nazionale proprio perché considerata raro esempio di costruzione in stile romanico-bizantino. La chiesa, infatti, conserva ancora la sua struttura originaria in pietra e la grande navata con i suoi pilastri e archi tardo-gotici.
La Madonna degli Angeli è la patrona del paese e le celebrazioni in suo onore si svolgono ogni anno il 7 e l’8 agosto. Un altro evento religioso particolarmente sentito dai caraffesi è la festa in onore della Madonna delle Grazie (1 e 2 luglio). Sulla sua statua, attualmente custodita all’interno dell’omonimo santuario sito ai piedi del paese, si tramanda una leggenda secondo la quale essa fu trovata ai piedi di una grossa roccia che aveva impresse le sagome della Madonna, di Gesù Bambino e del Diavolo. All’interno del centro abitato si trova inoltre la chiesa di San Giuseppe, che custodisce diverse statue di santi.
Tra i palazzi di interesse storico-artistico spicca Palazzo Barletta, del 1559, che con i suoi lineamenti locali, dovuti all’uso della pietra a vista, l’impostazione tardo-rinascimentale dei portali e le forme quasi barocche dei balconi, ha richiamato l’attenzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Questo palazzo possiede inoltre un rilevante valore aggiunto costituito dal giardino che domina gran parte della costa ionica reggina. A Caraffa del Bianco si trova l’antica dimora di Rocco Verduci, uno dei “Cinque Martiri di Gerace”, palazzo Verduci, del XVII secolo, che gode di un buono stato di conservazione. Infine, di particolare interesse architettonico risulta anche l’edificio comunale, eretto durante il periodo fascista e recentemente oggetto di interventi mirati a riportare alla luce le sue originarie caratteristiche artistiche. Chi si reca a Caraffa del Bianco non può certamente fare a meno di degustare delle specialità gastronomiche come il formaggio pecorino, i maccheroni con la carne di capra e, infine, il sapore verace della minestra di fave con carciofini selvatici.
Di Lilli Tripodi
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