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di Lilli Tripodi
“(…) Verso levante il mare e le vaste distese della piana; verso occidente le lunghe catene di montagne in successione, con Ardore, Bombile e Condojanni, e chiara, nell’azzurra lontanaza, sulle sue colline, Gerace (…). Una larga vallata è interposta fra la sommità di Bovalino e Ardore e fra piacevoli sentieri siamo discesi a dei bellissimi vigneti, campi di granturco e fichi (…)” (tratto da Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi. Reggio Calabria e la sua provincia). Questa è la descrizione di Bovalino e del suo circondario quale era all’epoca del viaggio condotto dal celebre inglese Edward Lear nella nostra provincia tra il 25 luglio e il 5 settembre 1847, lo stesso anno in cui il giovane avvocato bovalinese Gaetano Ruffo venne giustiziato per aver preso parte attiva ai moti risorgimentali della zona ionica reggina. Da allora il panorama della vallata in prossimità della costa si è parecchio modificato. All’epoca, infatti, era appena iniziato il processo di urbanizzazione che, con la costruzione della ferrovia (1871), prima, e con il fervore della ricostruzione del secondo dopoguerra, poi, hanno portato alla nascita e all’ampliamento di Bovalino Marina, oggi uno dei centri ionici più sviluppati e ancora in espansione per quanto riguarda le attività industriali, commerciali e terziarie. Elemento di continuità territoriale tra la moderna Bovalino Marina e l’antica Bovalino Superiore è la SS 112 dell’Aspromonte, arteria di collegamento interna lungo la quale insistono parecchie frazioni, contrade e località tanto che i 5 km che separano i due nuclei possono in realtà essere considerati un unico agglomerato urbano, anche se caratterizzato da bassa densità abitativa. L’origine di Bovalino è tanto remota quanto controversa. Potrebbe infatti risalire al periodo greco, come attesterebbe l’antico nome di Motta Bucalina, dove il secondo appellativo deriverebbe dal greco bukalion, ovvero “piccolo vaso per bere”. Nello stesso territorio si possono comunque trovare tracce di una certa dominazione romana e normanna, così come dell’influenza culturale esercitata dai monaci bizantini emigrati in Calabria già a partire dall’VIII sec. d.C. Alcuni segni del suo passato si possono ravvisare ancora oggi nel castello normanno, fatto costruire dal conte Ruggero d’Altavilla nel 1059, nella chiesa parrocchiale di S. Maria della Neve e S. Caterina Vergine, edificio a tre navate in stile romanico di fondazione medievale e restaurato dopo i terremoti del 1783 e del 1908, e nella chiesa di S. Maria del Soccorso, di epoca normanna, il cui portale ogivale di impronta gotica-romanica è stato dichiarato Monumento Nazionale.
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