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Motta Sant’Agata: ecco il nuovo episodio
Lungo il corso del torrente Sant’Agata, nei pressi di Cataforio, si erge una rupe nella cui sommità insistono le vestigia del borgo medievale di Motta Sant’Agata.
COME ACCEDERE AL SITO ARCHEOLOGICO DI MOTTA SANT’AGATA
È possibile accedere al sito archeologico di Motta Sant’Agata tramite due ingressi.
Entrambi sono posti lungo la Via Comunale San Lorenzello e segnalati da una chiava e ben visibile pannellistica.
La prima si trova a Sud rispetto alla rupe e la seconda, quella che abbiamo imboccato noi, a Est.
L’itinerario di visita, delimitato da una staccionata, cinge la rupe giungendo fino in cima al pianoro.
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Fin dai primi passi si possono comprendere le logiche difensive che furono alla base della scelta del sito.
Ripidi valloni e formazioni rocciose massicce e imponenti fornivano difese naturali imprendibili. Queste sarebbero state da monito a chiunque avesse meditato un’invasione.
Come per la maggior parte delle città medievali poste in altura, Motta Sant’Agata presentava alcuni edifici caratteristici quali il Castello, la cinta muraria e le porte urbiche.
IL CASTELLO
Il Castello, purtroppo, non si è conservato fatta eccezione per alcuni lacerti murari riconducibili presumibilmente a una torre di avvistamento.
La cinta muraria di Motta Sant’Agata presentava due peculiarità. La più insolita era costituita dalla presenza di due perimetri che munivano il borgo: il primo, più esterno, bordava i limiti del pianoro e il secondo, più stretto, delimitava l’area in sui sorgeva il Castello.
L’altra peculiarità si riscontra nel fatto che la cinta muraria più esterna non era completamente costruita, in alcuni tratti si interrompeva per sfruttare come perimetro difensivo le imponenti formazioni rocciose.
Allo stato attuale delle ricerche sono note due porte urbiche. La porta cosiddetta “di terra” è rivolta verso la montagna e la porta di “mare” è rivolta verso la fiumara Sant’Agata e il mare.
Secondo alcune fonti, la porta di terra ha conservato due grandi inferriate che chiudevano il passaggio fino all’Ottocento.
ECCO COSA RIMANE OGGI
Oggi rimangono solo alcuni blocchi della soglia.
La porta di mare, invece, conserva alcune componenti in muratura e si staglia a ridosso della scarpata che oggi delimita il pianoro sul versante Ovest.
Alcune strutture, che erano state importanti per la vita del borgo medievale, al momento della nostra visita si presentavano quasi completamente occultate dalla vegetazione, fra di loro menzioniamo: la cisterna annessa al palazzo Borruto, i ruderi di palazzo Columbo e palazzo Mazzone.
La cisterna era annessa al palazzo signorile della famiglia Borruto (di cui non si è conservato nulla), aveva una forma circolare ed era destinata alla raccolta delle acque piovane.
PALAZZO COLUMBO
Il palazzo Columbo conserva soltanto la traccia dell’impianto. La famiglia signorile dei Columbo era una delle più importanti di Motta Sant’Agata: di origine genovese, era giunta in città probabilmente al seguito degli Angioini.
Il palazzo Mazzone apparteneva al barone Basilio Mazzone noto per la sua avidità e ricchezza che gli consentì di comprare l’intero feudo di Motta Sant’Agata dal governo spagnolo a corto di denaro a causa delle onerose spese militari (correva l’anno 1630).
Tuttavia, il barone dovette scontrarsi con la rivolta dei santagatini che, fieri, riscattarono la loro libertà riacquistandola nel 1633.
Gli edifici meglio conservati, e anche più importanti, del borgo medievale sono la Chiesa di San Nicola e la Chiesa di San Basilio.
LA CHIESA DI SAN NICOLA
La chiesa di San Nicola (nota anche come Cattedrale) di Motta Sant’Agata ospitava il protopapa: il primo religioso a capo del clero.
All’interno si praticava il rito greco almeno fino al 1595 quando fu istituzionalizzato il rito latino.
L’edificio esercita ancora oggi un certo fascino grazie alle cinque cripte poste sotto la navata ed alcuni elementi decorati che si possono ancora apprezzare come le lastre pavimentali in cotto e le tracce della decorazione parietale nella zona presbiteriale.
A poca distanza si trova la chiesa di San Basilio.
La struttura è più rimaneggiata rispetto alla precedente. Tuttavia conserva nella parete di sinistra tracce di pregevoli affreschi raffiguranti una teoria di santi non identificabili.
In particolar modo si può apprezzare parte del volto di un santo posto in posizione centrale che riesce ancora oggi, a distanza di secoli, a lasciare intuire l’estrema bellezza e complessità della scena.
La vita di Motta Sant’Agata si concluse il 5 febbraio del 1783, una data che abbiamo imparato a conoscere in questa rubrica.
In quel giorno la terra tremò violentemente e moltissimi centri abitati furono abbandonati in quanto la ricostruzione si presentava come un progetto impossibile da attuare.
I sopravvissuti abbandonarono le loro case e fondarono un nuovo centro abitato a Gallina.
Oggi i visitatori, gli appassionati o semplici curiosi possono visitare il borgo medievale e giocare a immaginare come avrebbe potuto essere la città nei secoli passati quando palazzi signorili, chiese e strutture abitative non sospettavano minimamente che sarebbero diventati mura crepate e ruderi ammuffiti.
Articolo a cura di Giovanni Speranza
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