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di Lilli Tripodi
Antonimina sorge a 326 m s.l.m., sulle dolci colline pre-aspromontane già note ai pastori che nel XV secolo le popolarono proprio per ricavare dei benefici vitalizi dai ricchi pascoli lì presenti. Testimone di questa antica origine pastorizia del paese è il toponimo con cui ancora oggi viene indicata la sua parte centrale: “Terrata”, ovvero “ovile”. Il nome dell’intero centro abitato si ritiene invece sia legato a quello di uno dei suoi fondatori o primi abitanti, Antonio Mina, oppure, secondo altre fonti, Antonimina deriverebbe dal greco antos nemos, boschetto fiorito. Ancora oggi il territorio di Antonimina è noto soprattutto per la presenza di scenari naturalistici unici all’interno di tutta l’area della Locride. Il continuo alternarsi di valli e rilievi collinari, a tratti anche ripidi e scoscesi, offre al visitatore appassionato delle passeggiate all’aperto almeno quattro diversi itinerari: la scalata al monte San Pietro, vulcano inattivo meglio conosciuto come “Tre Pizzi” per la particolare forma della sommità a tre punte, dove si possono ancora scorgere i ruderi di un antico monastero, la risalita della fiumara Principissa, la visita ai resti della miniera Saramico e la visita dei vecchi frantoi ad acqua o Frantoi di Patera, posti poco più a nord del centro abitato. Un’altra rinomata così quanto antica risorsa delle terre di Antonimina consiste nella presenza di un’acqua ricca di solfato di sodio e di cloruri, che sgorga in una località famosa appunto per le “Acque Sante Locresi”, consorziate nello stabilimento termale Antonimina-Locri, all’interno delle quali viene raccolta l’acqua, consigliata per le malattie costituzionali, alla naturale temperatura di 35°. L’economia del comune è tuttora prevalentemente agricola e conta tra le sue produzioni legumi, frutta, olive, grano, latticini, nonché legname da esportazione. L’andamento demografico antoniminese ha subito un forte calo a partire dagli anni Cinquanta, in modo particolare dal 1951, quando la rovinosa alluvione che colpì il paese portò dietro sé, oltre che morte e distruzione, pesanti sconvolgimenti per le attività agricole. Ciò comportò l’emigrazione di gran parte degli antoniminesi verso il Nord Italia, soprattutto nel Biellese. L’amministrazione comunale è ben lieta di accogliere ogni anno gli emigrati con un evento ad hoc, la sagra itinerante “Mangiandu e Scojandu”, ovvero Sagra della suppularia e della ricotta calda, che si tiene ad agosto per le principali vie e piazze del centro storico.
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