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Petrolio, coltivazioni di idrocarburi, inquinamento ed enorme imbatto ambientale negativo, sono state le parole che hanno fatto sollevare unanime il coro del dire no alle trivellazioni da parte dell’associazione Fidelitas, socio culturale di promozione sociale, territoriale nonchè di volontariato, presieduta dall’avvocato Giuseppe Vena e coadiuvato da circa 100 soci.
Fa sapere il Presidente Vena che i soci della Fidelitas, il prossimo 17 aprile 2016, si recheranno, in massa, a votare il SI del referendum sulle trivelle affinchè venga abbattuta la logica del potere delle lobby e del fare economico ai danni della popolazione.
L’impatto ambientale delle trivellazioni è devastante sull’ecosistema, si pensi all’esplosioni dei pozzi, all’alterazione della fauna, alla morte di tantissime specie animali, all’erosione delle coste e soprattutto agli scossoni di ricerca che incentivano i terremoti.
Noi cittadini, abbiamo l’obbligo di custodire il pianeta e di consegnare un mondo migliore alle future generazioni quindi ci opporremo alle trivellazioni; infatti, l’associazione Fidelitas sosterrà, progetti ecocompatibili col sistema naturale valorizzando le energie alternative quali l’eolica o solare.
Noi dell’associazione Fidelitas, prosegue Vena, abbiamo troppo a cuore le sorti della natura del Paese e soprattutto rivolgiamo uno sguardo a quanti bevono e coltivano la terra con acque provenienti da falde inquinate da sostanze chimiche che poi provocano i tumori, ai pescatori che sono obbligati a lavorare nella non sicurezza della salubrità del pescato, a quanti vivono con sotto i piedi oleodotti e gasdotti ed a chi quotidianamente vive e lavora a ridosso di centri oli, raffinerie, hub portuali, pozzi petroliferi, centri e/o pozzi di stoccaggio di petrolio e di gas.
Al fine di vincere, e di far bocciare una legge che non considera i cittadini, dobbiamo fare leva sul dato che in seguito al forte calo del greggio, le società petrolifere hanno iniziato un progressivo ritiro degli investimenti di estrazioni del petrolio, perché il rapporto costi/benefici è in negativo; il processo, dunque, è già iniziato nelle coste del brindisino dove sono cessate le ricerche, ma la popolazione deve battersi per smantellare le piattaforme che in caso di dismissioni diventeranno degli ecomostri.
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