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Cosimo Francesco Crea, “La fine dei tempi”, Albatros – Il Filo, pp. 159.
“[…]. Omero: ”La magia? Perché, la magia esiste?”. Il vecchio: “La magia è nel mondo”. Omero: “Cosa?” Il vecchio: “Quelle acque emanano magia, ogni cosa su questo mondo emana magia; una volta che tu conosci la magia, conosci ogni cosa di questo mondo” […].”.
Il significato ultimo de “La fine dei tempi” potrebbe essere riassunto in questo semplice e breve dialogo in cui la figura archetipica del vecchio coincide con la pura saggezza popolare. L’opera prima di Cosimo Francesco Crea è intrisa di magia; una magia particolare che percorre ogni cosa e ogni azione. L’ambiente rarefatto e immaginifico, lo studio meticoloso dei personaggi, la fantasia nel raccontarli e nel narrarli inducono il lettore ad una inevitabile immedesimazione. “La fine dei tempi” ci fa sognare di essere angeli, di essere demoni, di essere deboli e di essere forti; racconta la lotta che sin dall’inizio dei tempi ha contraddistinto il mondo: la lotta fra bene e male e, ancor di più, fra male e male. Una lotta totale e totalizzante, piena delle sue infamie e delle sue nefandezze, una lotta perpetua in cui anche gli uomini e le proprie personalità non rimangono esclusi.
Il romanzo di fantascienza, con un contenuto eccezionale di idee e pensieri, potrebbe essere rappresentato ampiamente anche come un’opera teatrale in quanto il testo è dialogato: la vicenda è narrata attraverso gli scambi di battute tra i diversi personaggi. Il protagonista ha un compito importante e difficile: redigere un libro che salvi l’umanità così che gli errori commessi in passato non vengano più ripetuti. Gli viene assegnata una guida d’eccezione: l’arcangelo Gabriele, il messo di Dio, che risveglierà in lui delle consapevolezze sopite e scomode da trascrivere nel libro.
Probabilmente, il protagonista del romanzo, l’io narrante corrisponde al talentuoso autore di Fossato Ionico, Cosimo Francesco Crea che, nelle pagine conclusive, pone a Gabriele delle domande di rara intensità: “ […]. Io: “Questa è la fine?”. Gabriele: “No, questo è solo un nuovo inizio, ora l’uomo tornerà a essere libero, ma stavolta partendo dal peggio non potrà fare altro che migliorare […].”. “La fine dei tempi” è, in conclusione, solo un nuovo inizio. L’inizio di una brillante carriera per questo giovane scrittore calabrese.
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