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di Francesco Iriti
Il tema dei clandestini nei giorni scorsi ha messo al centro dell’attenzione una situazione di estremo disagio con la quale hanno dovuto convivere per anni gli immigrati di Rosarno. Una condizione di indescrivibile miseria all’interno dei cosiddetti “ghetti” e con orari di lavoro insostenibili. Tanti uomini che hanno raggiunto l’Italia alla ricerca di migliore fortuna abbandonando le proprie famiglie e la propria terra molte volte martoriata dalla guerra. Il nostro Paese come terra promessa dove si era disposti a lavorare tante ore per pochi soldi senza un posto dove dormire e quasi senza cibo. Si poteva subire tutto, ma non la violenza personale che esaspera gli animi ed induce tanti poveri “disperati” ad opporsi per rivendicare quei diritti che non gli sono mai stati riconosciuti. E la rivolta ha rappresentato il triste epilogo. E dopo il danno anche la beffa con tutti gli immigrati che sono stati trasferiti altrove. Ed ecco calare il sipario su una vicenda che ha del grottesco, ma che ancora una volta ha riportato alla ribalta una della tristi realtà della Calabria. Dura la vita dell’immigrato come si evince dalle parole del cantautore Franco Zumbo che attraverso la sua sensibilità e le sue dolci note ha riposto la dura “legge” con la quale devono fare i conti i figli di “nessuno”. Il video denominato “Clandestini” sta facendo il giro su Youtube e su tanti siti Internet e porta a riflettere sull’esistenza particolare di questi uomini. “Lu mari è carmu, l’acqui su chiari, quantu è luntanu sta terra chi ‘nda spetta”. Inizia in questo modo la clip che parla del “mare che è calmo, le acque sono chiare, quanto è lontano questa terra che ci aspetta”. L’immagine del mare si ripresenta durante tutta la canzone con un uomo, lo stesso Zumbo che guarda verso l’orizzonte in cerca di un futuro migliore che si perde nell’infinito. Del presente rimane soltanto la speranza e le orme dei passi impresse sulla sabbia che tra pochi momenti tenderanno a scomparire. Come l’esistenza fugace di chi fa parte di questa vita, ma molte volte vive nel “buio”. Ed in questo specchio limpido che si racchiudono gli sguardi dei tanti clandestini che lottano giornalmente per sopravvivere per riuscire, un giorno, a riprendere la via del ritorno su “quel mare calmo, le acque sono chiare anche se è molto lontana la terra. La malinconia di questo “mondo” a volte a noi poco conosciuto ha portato Franco Zumbo, folk singer reggino e poeta dialettale, di Melito Porto Salvo, ad incidere una canzone molto toccante, ma che non fa altro che ripercorrere con le parole la realtà. Zumbo da anni ama riprodurre nei versi e nelle sue canzoni vari estratti della vita secondo il suo punto di vista critico che non tralascia gli aspetti salienti della società. In “I clandestini” si può riflettere la vicenda di Rosarno dove, finalmente, anche lo Stato Italiano ha aperto gli occhi su un problema atavico. Il tutto reso celebre grazie ad una voce melodica ed alla presenza di vari strumenti musicali.
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