Inquinamento in Calabria: tutti sanno ma nessuno ricorda

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Giulio Golia ha deciso di andare avanti con la sua inchiesta sull’inquinamento radioattivo in Calabria.

Dopo l’appello, rivolto la scorsa puntata agli spettatori (andare avanti o fermarsi?), le risposte non si sono fatte attendere.

Moltissimi sono stati i commenti postati sulla pagina Facebook del programma, quasi tutti infatti hanno incitato Golia a non fermarsi e ad andare avanti con coraggio. L’inviato allora è tornato in Calabria per vederci chiaro. Purtroppo però, come già intuito, la questione è spinosa e i calabresi si presentano divisi. Da un lato spuntano fuori nuove storie, tutte con la solita dinamica: un fotografo calabrese infatti, dopo aver toccato un fusto ritrovato in mare, si ammala e muore poco tempo dopo.

Dall’altro c’è chi sembrerebbe coinvolto in prima persona nelle indagini, risalenti ormai a molti anni fa, ma dice di non ricordare. Si avverte infatti un clima molto teso e quasi una paura velata di parlare della questione. Un professore, che per primo casualmente aveva riscontrato qualcosa di anomalo nelle spiagge calabresi, ammette chiaramente di non voler riaprire l’argomento poiché le ripercussioni all’epoca furono notevoli.

Intanto l’Arpacal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria) ha pubblicato un comunicato stampa in cui si rendono noti i risultati delle analisi fatte sulla spiaggia catanzarese, i valori sarebbero nella norma.

Qualcuno però non si fida, l’ex deputata Angela Napoli infatti dichiara: “Fino a quando le indagini verranno affidate all’Arpacal è inutile, lo dico e mi assumo la responsabilità. Potranno venir fuori sempre corrette e positive però non mi fido”.

Si farà ulteriore chiarezza? Di certo i calabresi non possono stare tranquilli.

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Author: sara rullo

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