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È una storia vera. E non è la sola: ce ne sono a iosa nel mondo. Si chiamano casi di NDE, ovvero esperienze di pre-morte. Una di queste è capitata a (M. C.) un uomo della Vallata la Verde “Locride, in provincia di Reggio Calabria”, che dopo essere rimasto morto per 4 ore, si sveglia e, sconvolto, si dà a raccontare cosa ha vissuto durante quelle 4 ore da defunto. E noi, anche se a differenza di qualche tempo, abbiamo deciso di rendere pubblica la sua testimonianza.
Ricordo di aver accusato un dolore tremendo al petto – racconta l’uomo con lo sguardo balenante emozione – e che prima di perdere coscienza mi accasciai a terra chiedendo aiuto ai miei figli, poco distanti da me. Poi per me fu il buio. Fu in quel mentre che i miei chiamarono l’ambulanza. Ma essendo arrivato per primo il medico condotto e avendo costatato la mia morte, giudicò inutili i soccorsi. Poi, all’improvviso, qualcosa successe ed io mi trovai catapultato fuori dal corpo. Qui vidi i miei disperarsi e piangere davanti a qualcuno steso per terra. Capii subito che quel qualcuno ero io e che stavo assistendo alla mia post-mortem mentre levitavo per aria, o meglio la mia anima levitava per aria. La stranezza fu che di fronte a quella tragedia non provavo dolore, né impulso alcuno di negatività, e non provavo sofferenza nel vedere i miei piangere e disperarsi. Però non mi riuscì di reagire a questo, ricordo solo che gridavo loro che, in verità, non ero morto. Mi collocai davanti a essi per farglielo capire, ma non riuscivano a vedermi, né mi udivano; in alcune occasioni li sentii addirittura trapassarmi come se fossi aria in realtà. E, ripeto, non provavo sofferenza. Fu a quel punto che mi resi conto che la coscienza del dolore e del dispiacere non erano percepibili in quella dimensione. Mi sentivo, infatti, in uno stato continuo d’estasi: che è quanto accade nel momento in cui lo spirito abbandona il corpo. E’ come se l’anima, una volta smaterializzatasi, entra in una condizione di costante beatitudine o di pseudo-narcosi: una sorta di spazio celestiale dove non si percepiscono le negatività. Capire di essere morto e sentirmi felice di esserlo mi fece vedere la realtà sotto questo punto di vista. Ebbene, mi sentivo felice; in egual misura, capii che il corpo è uno strumento in cui l’anima matura (in libero arbitrio) la sua vera natura.
Poi, di colpo, in cielo si aprì un varco e venni attratto all’interno di un tunnel la cui luce (intensa e rasserenante) mi ipnotizzò. Una luce fortissima ma che non accecava. Fu allora che mi abbandonai a essa. Fu un attimo eterno per me. Un attimo che mi permise di dare un senso alla morte. Un attimo che mi fece capire che, forse, tutto ha inizio laddove sembra che tutto finisca. Mi girai per dare l’ultima occhiata ai miei raccolti attorno al mio corpo, al medico che aveva costatato il mio decesso. Poi, provando pena per loro che erano destinati a vivere le loro esistenze inconsapevoli di una delle più grandi verità esistenti, mi lasciai risucchiare nel tunnel. Man mano che procedevo, la luce si faceva più intensa, più gradevole e la mia anima raggiungeva i livelli più eccelsi. Fu dopo aver superato l’altra bocca del tunnel che costatai che ad attendermi c’erano esseri fatti di luce. Essi, radunatisi intorno a me, mi sfioravano, mi accarezzavano, mi tendevano la mano per invitarmi a seguirli. Credo che fossero angeli, anche se c’era in loro qualcosa che li rendeva simili a noi. Poi, per qualche spiegabile ragione, l’incantesimo si spezzò e io fui rispedito (a forza) dentro il mio corpo. Avevo tentato con foga di sottrarmi al rientro nel corpo ma non ce la feci. Avevo acquisito, quasi in un lampo, la pesantezza della materia, il gravame della vita, la stanchezza dello spirito: ero diventato di nuovo un essere di carne. E mi sentii così triste e disperato da iniziare a piangere. Ero di nuovo vivo! Perso nell’immensità del cosmo. In cambio, però, ero venuto a conoscenza di una delle più grandi verità della vita: c’è altro dopo la morte.
E’ la testimonianza diretta di un uomo che ha vissuto un caso di pre-morte.
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