Il discorso del Consigliere Regionale Gabriella Albano durante il consiglio regionale

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Signor Governatore,
Onorevoli colleghi,

ho chiesto al Presidente del Consiglio di variare l’ordine degli interventi e cambiare in corsa la cronologia dei lavori odierni. La disponibilità e la sensibilità che hanno sempre caratterizzato l’operato della massima carica in seno al consiglio regionale hanno fatto sì che ciò potesse avvenire. Prima di iniziare, intendo rivolgere, quindi, un sentito ringraziamento al presidente Talarico per aver accettato la mia richiesta di intervento.

La regione da noi rappresentata in questa assise ha vissuto negli ultimi giorni dei momenti difficili. Le immagini di Fabiana Luzzi, la quindicenne uccisa a Corigliano Calabro dalla follia omicida del fidanzatino poco più grande di lei, hanno turbato la quotidianità di questa terra, scaraventando l’intera comunità regionale in uno scenario per certi versi grottesco. La ferocia che ha trasformato in assassino un ragazzino non ancora maggiorenne e la lucidità con cui è stato portato avanti il terribile disegno di morte che ha sottratto la nostra giovane corregionale dalla vita e dall’affetto dei suoi cari, hanno profondamente colpito l’animo dei calabresi, destando sentimenti contrastanti nell’opinione pubblica.
La violenza di genere, le cui conseguenze estreme vengono oggi indicate con l’orribile etichetta di “femminicidio”, si è manifestata nella nostra regione nella maniera più brutale e ignobile: un’epifania tragica e drammatica che ricorda, soprattutto a noi che abbiamo il compito di amministrare, come tanto si possa e si debba ancora fare per debellare questo male dalla società.

Balzata, suo malgrado, agli onori della cronaca, la Calabria ha dovuto subire anche un accanimento mediatico senza precedenti. Come se non bastasse già il dolore per essere stata teatro di un orribile delitto, la nostra regione è stata risucchiata in un vortice di luoghi comuni, una spirale di stereotipi declinati al negativo utilizzata senza scrupolo alcuno dai media nazionali per spiegare l’atto di immane violenza perpetrato ai danni di una giovane donna. In Calabria, hanno detto, fatti come questi sono all’ordine del giorno: la donna vale zero ed è costretta, fin dalla nascita, a sottomettersi all’autorità maschile, a subire le aggressioni psicologiche e fisiche dei padri prima e dei mariti poi, a sottostare all’insindacabile giudizio della famiglia per quanto riguarda l’abbigliamento o il matrimonio. Una “fimmina” più che una donna, un essere senza un particolare significato in sé culturalmente obbligata al silenzio ed atavicamente costretta a vivere in funzione di chi porta i pantaloni. I più temerari hanno scritto anche che non è abitudine per le mamme calabresi abbracciare o baciare le proprie figlie, un’immagine che, lo dico da mamma prima che da figura istituzionale di questo consiglio, mi indigna profondamente.

E’ contro l’aberrante fenomeno della violenza sulle donne che vi chiedo di manifestare oggi, ma anche contro chi ha impudentemente offeso la Calabria descrivendola come una terra geneticamente e culturalmente avversa al genere femminile. La Calabria rifiuta la violenza di genere, lo ricordino coloro che adoperano violenza sulle donne ma anche coloro che in queste ore hanno cercato di dare una lettura cultural-geografica degli eventi di Corigliano, demonizzando una terra che per storia e tradizione ha visto crescere e fiorire fulgidi esempi di coraggio al femminile. Quello che vi chiedo, onorevoli colleghi è di inaugurare la seduta odierna indossando  questa spilletta.  E’ qualcosa in più di un gesto puramente simbolico, è un  moto d’orgoglio per dar voce a quella Calabria ferita e umiliata dai media,  uno scatto di dignità, da tradure poi in pratica politica, per contrastare un fenomeno sì in triste ascesa, ma non circoscrivibile unicamente alla Calabria.

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Author: Cristina

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