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L’unità operativa di anestesia e rianimazione dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme – informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta regionale – è una delle eccellenze della Calabria per professionalità, competenze e dotazioni tecnologiche. La struttura, diretta dalla dottoressa Anna Maria Mancini, è infatti la più grande di tutta la regione.
Il nuovo reparto completamente rinnovato, con miglioramenti non solo sotto l’aspetto logistico e nella distribuzione degli spazi, ma anche per la strumentazione tecnologica di ultima generazione, dispone di 12 posti letto, 2 dei quali di isolamento.
“Il centro di anestesia e rianimazione – ha affermato la dottoressa Mancini – è punto di riferimento per tutto il Sud. A Lamezia arrivano pazienti in condizioni gravissime anche da Sicilia, Puglia e Basilicata. Il reparto, grazie anche alla gestione del direttore generale dell’Asp di Catanzaro Gerardo Mancuso, che ha voluto la ristrutturazione e l’ammodernamento dell’unità operativa, attualmente è ospitato in locali molto più ampi e luminosi e, soprattutto, dotato di attrezzature all’avanguardia”.
La dottoressa Mancini, che ha “traghettato” nel corso degli anni tre Rianimazioni nell’ospedale lametino e che ha ottenuto nel 2001 per la sua professionalità e competenza il Premio Internazionale “Calabria nel mondo”, ha poi messo l’accento sulla carenza di personale medico. “Nel reparto – ha spiegato – lavorano 20 medici che garantiscono un servizio h24, ma, rispetto ai 12 posti letto disponibili, c’è una carenza di 8/10 medici in meno rispetto al dato nazionale. Nonostante tutto, delle 300 persone che in un anno vengono ricoverate nella struttura in condizioni critiche e gravissime riusciamo, comunque, a salvare la vita dell’80% dei malati”.
Secondo il direttore Mancuso “l’unità operativa di anestesia e rianimazione dell’ospedale lametino è diventata il fiore all’occhiello dell’Asp di Catanzaro e rappresenta l’avvio del progetto della nuova emergenza urgenza che ha messo a punto l’Azienda sanitaria. I principali obiettivi dell’unità operativa di Rianimazione – ha evidenziato Mancuso – sono di garantire l’appropriatezza clinica e gestionale delle attività svolte, assicurando la massima flessibilità organizzativa dei servizi, equità di accesso alle prestazioni da parte dei cittadini, efficiente utilizzo delle risorse assegnate e una spinta alla innovazione culturale congruenti con le scelte politiche ed istituzionali che coinvolgono l’Azienda. Il fine ultimo è quello di offrire un livello assistenziale adeguato in termini di efficacia”.
Nel reparto di terapia Intensiva si effettuano il monitoraggio ed il trattamento di pazienti che sono in condizioni critiche a causa di una grave instabilità, in atto o potenziale delle funzioni vitali, come patologie cardiovascolari, patologie respiratorie, neurologiche, tossicologiche, gastrointestinali, endocrino-metaboliche, chirurgiche, stati di shock di qualsiasi origine, politraumatismi gravi, lesioni ambientali (come folgorazione o annegamento), patologie ematologiche complicate e minacciose per la vita e patologie pediatriche minacciose per la vita.
Per quanto riguarda le caratteristiche strutturali del reparto, l’area di degenza è suddivisa in un locale unico dotato di 10 posti letto, fornito di una postazione di lavoro infermieristica e di centrale di monitoraggio, e in altri due locali separati, forniti ciascuno di un posto letto, per pazienti infetti. Ogni locale è dotato di adeguata zona filtro e servizi igienici. Il reparto è all’avanguardia per quanto riguarda la dotazione tecnologica. Ogni posto di degenza del reparto è attrezzato con letto tecnico, mobile, dotato di presidi antidecubito e di sistema di pesatura, respiratore automatico per ventilazione, monitoraggio dei parametri vitali del paziente, con lettura al posto letto e centralizzata.
Nell’unità operativa sono inoltre presenti due defibrillatori corredati di stimolazione cardiaca transcutanea, un apparecchio radiologico e due diafanoscopi a parete, due fibrobroncoscopi flessibili, per adulti e pediatrico. con sistema video a colonna e due sistemi di videolaringoscopia, un sistema di depurazione renale, un ecografo dotato di sonde lineare e convessa, un eletroencefalografo.
L’uso dell’ecografia cardiaca, toracica, addominale diagnostica ed operativa, l’incannulamento venoso centrale eco guidato ed inoltre la broncosopia diagnostica-operativa rappresentano lo standard di cura. I pazienti in cui si prevede uno svezzamento dalla ventilazione meccanica in un periodo superiore ai 20 giorni vengono sottoposti precocemente a tracheotomia percutanea, che viene costantemente preferita all’approccio chirurgico, tranne che nei pochi casi in cui siano presenti controindicazioni all’esecuzione della procedura. Al momento la tecnica preferita è quella secondo “Griggs” eseguita mediante fibroscopia diretta.
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