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CITTADINANZA DEMOCRATICA SCRIVE AL MINISTRO PRESTIGIACOMO E ALL’ASSESSORE REGIONALE ALL’AMBIENTE GRECO: NELLA PIANA DI GIOIA TAURO DOVE ESISTEVA IL POLMONE VERDE DELLA CALABRIA VI È IL DEGRADO AMBIENTALE ELEVATO A SISTEMA. CHIEDIAMO UNA MAGGIORE PRESENZA E ATTENZIONE DA PARTE DELLO STATO.
I 110.000 ettari a colture specializzate della Piana di Gioia Tauro e dell’entroterra collinare, rappresentano una realtà economica abbandonata a se stessa e un polmone verde regionale e italiano di rilevante interesse, sottoposto a scempio quotidiano da una classe politica totalmente assente dal territorio. Una importanza a sé riveste la foresta di ulivi secolari della Piana di Gioia Tauro. Sono matusalemme dal portamento vegetativo abnorme, esemplari dai 1000 mc in su di verde, unici al mondo che in questi ultimi tempi vengono tagliati, ridotti a monconi, per ricavare una media di 2000 ql ad ettaro di legna, e il ricavo di 30.000 euro. Si può avere al più un raddoppio del valore per i tronchi adatti a parquet. Oppure vengono estirpati, per la vanità di quanti li vogliono come ornamento di ” oggetti secolari” nei giardini delle case del nord Italia. In un tempo non lontano, le coscienze impregnate dalla sacra venerazione dei secoli passati rendeva questo vegetale intoccabile. Recidere un ramo era considerata una bestemmia. Oggi questo immenso parco subisce l’incuria estrema per colpa di una classe politica che per la Piana di Gioia Tauro ha dimostrato nessuna attenzione alla tutela dell’ambiente, della salute e del territorio. Prova ne sia che in queste zone si ha il più alto numero di decessi ogni 100.000 abitanti dovuti ad emissione di polveri sottili che è uguale alle zone più inquinate d’Italia.
Una classe politica che nella Piana preferisce rinunciare a puntare sul compostaggio e sulla differenziata per costruire impianti industriali inutili e dannosi per la salute come gli inceneritori; che sceglie centrali turbogas in una regione che ha centrali idroelettriche ferme ed esporta energia fuori regione per il 33%; che accetta centrali a biomasse senza avere la materia prima per farli funzionare; che è favorevole alla costruzione di un rigassificatore a Gioia Tauro, impianto a rischio esplosione in una regione che già esporta gas; che permette la costruzione di discariche in terreni sabbiosi, non prevedendo le maggiori possibilità di inquinamento delle falde acquifere; che autorizza il passaggio di elettrodotti per l’altissima tensione, dall’elevatissimo costo, per portare l’energia elettrica a migliaia di chilometri di distanza; che accoglie megadepuratori, a periodi mal funzionanti con emissione di odori nauseabondi, per ricevere pure i liquami da altre regioni d’Italia ecc. ecc. Tutti impianti ad altissimo impatto ambientale, conseguenza di aumenti massicci di patologie tumorali, senza alcun contributo allo sviluppo e all’occupazione. Solo sperpero di risorse e desertificazione del territorio.
Eppure questi ulivi secolari danno un apporto enorme nella sottrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera, circa 450 kg a pianta e tanto ossigeno per la vita. Queste oleacee, oltre ad essere determinanti nell’economia calabra, anche se in crisi, hanno avuto il merito fino ad oggi , di aver preservato il territorio dall’inquinamento moderno dell’anidride carbonica, mantenendo un equilibrio naturale e paesaggistico di rara bellezza. l’Italia, oggi, sfora i parametri di Kyoto, trovandosi a +6,7% rispetto ai dati del 1990 e come rimedio segue percorsi di puro sperpero delle risorse naturali e del danaro pubblico. Investe 600 milioni di euro nei paesi in via di sviluppo, per creare foreste (che in Italia distrugge), e cosi poter conteggiare la riduzione di CO2 a nostro favore o compra i crediti verdi da paesi come Francia , Germania, Gran Bretagna, che hanno emesso meno anidride carbonica della nostra penisola. Noi, paese del sole, trascuriamo l’unica fonte illimitata ad energia pulita, come le radiazioni solari andando a creare foreste nei paesi emergenti .
Per Cittadinanza Democratica questi soldi andrebbero investiti qua, nella Piana di Gioia Tauro, dove sarebbe più logico e a vantaggio della salute dei cittadini, valorizzando questo patrimonio ambientale unico e favorendo al tempo stesso il turismo e l’agricoltura, vera vocazione secolare di questi territori. Si procede invece abbandonando terrazzamenti e rinunciando ai rimboschimenti, non si rinverdiscono i calanchi collinari, lasciati alle intemperie e ai disastri, di conseguenza “lo sfasciume pendulo sul mare”, di giustiniana memoria è sempre presente nella realtà calabrese.
Per Cittadinanza Democratica
Il responsabile settore tutela ambiente e territorio Gioia Tauro
Giuseppe Rizzo
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