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“Per una volta la Calabria non appare agli ultimi posti delle statistiche italiane ed europee, ma anzi nei primissimi posti e grazie al all’attivismo delle nostre imprese che utilizzano i canali della rete e ne hanno ben compreso le potenzialità”. Ad affermarlo è il Presidente di Confartigianato Imprese Calabria, Francescantonio Liberto, che commenta positivamente i dati sulla digitalizzazione della nostra economia e delle società. Secondo il DESI (Digital Economy and Society Index), l’analisi per territorio condotta sull’uso di almeno un social media tra le imprese, ha rilevato come la Calabria si posizioni saldamente al terzo posto (42,4%), dopo la provincia autonoma di Bolzano (58,9%) ed il Friuli Venezia Giulia (44,3%).
Il DESI, l’indice elaborato dalla Commissione Europea per valutare lo stato di avanzamento degli Stati membri dell’UE verso un’economia e una società digitali, che varia tra 0 e 1 e che sintetizza 30 indicatori suddivisi in cinque ambiti i) connettività, ii) capitale umano, iii) uso di internet; iv) integrazione della tecnologia digitale e v) servizi pubblici digitali – è pari a 0,4 per l’Italia, il 23,1% in meno rispetto al valore di 0,52 della media Ue a 28. Dunque, anche se il contesto in cui operano le imprese italiane registra ancora un ampio divario nell’utilizzo delle tecnologie ICT, in cui l’Italia si posizione nel 2016 al 25° posto tra i 28 paesi dell’Unione europea, e la quota di popolazione che usa internet in Italia è il 65,6% contro il 79,4% dell’Ue, Confartigianato evidenzia come per le piccole imprese italiane si è chiuso il divario con l’Europa nell’utilizzo del web 2.0, con l’uso dei social network – quali ad esempio Facebook, LinkedIn, Xing, Viadeo, Yammer, etc..
Confartigianato Imprese Calabria sta lavorando molto su questi temi e su quelli della innovazione tecnologica in generale, consapevole delle importanti opportunità di crescita e di sviluppo che tale ambito può riservare alle imprese. “L’uso dei social – ha dichiarato il Presidente Liberto – proprio come rileva l’indagine, sta prendendo piede tra le imprese, così come l’utilizzo degli altri strumenti di comunicazioni offerti dalla rete. Occorre a questo punto un sostegno da parte delle istituzioni regionali perché si possa accompagnare questo percorso di innovazione e digitalizzazione a cui oggi è chiamato non solo il mondo delle imprese, ma anche quello della pubblica amministrazione, adattando una cassetta di attrezzi ad uno specifico contesto produttivo come il nostro”.
Le piccole imprese utilizzano in modo crescente gli strumenti di relazione rappresentati dai social media, le piattaforme di comunicazione basate su tecnologie Internet per connettersi, creare e scambiare contenuti online con clienti, fornitori, partner, o all’interno dell’impresa stessa. Secondo le imprese, tra le motivazioni all’uso dei social media prevale (34,1%) la leva di marketing seguito dal miglioramento della collaborazione con altre imprese/organizzazioni (29,4%) e l’interazione con la clientela (15,9%); l’utilizzo dei social network consente anche alle piccole imprese di integrare le proprie politiche miglioramento della reputazione del brand, di intensificare le relazioni con la clientela effettiva e potenziale, di ottenere feedback sull’uso e la qualità del prodotto che possono facilitare processi di innovazione, di intercettare segmenti di mercato più giovani che dedicano più tempo alla socializzazione in rete.
“Se accrescere la dotazione tecnologica e la familiarità digitale delle imprese calabresi può portare facilmente a migliori performance anche in considerazione del gap accumulato in termini di digitalizzazione con i partner europei – ha sostenuto Liberto – è necessaria una riflessione qualitativa e strategica sulle scelte tecnologiche, tanto più in presenza di un sistema produttivo frammentato e diversificato come il nostro. Sono convinto – ha concluso Liberto – che il processo di innovazione tecnologica e digitalizzazione delle nostre imprese a valore artigiano potrebbe, se opportunamente sostenuto e potenziato, consentire di dare vita ad un modello di sviluppo originale, sostenibile, legato al territorio, in grado di coniugare generazione di valore e responsabilità sociale, esportabile soprattutto laddove guardano alla capacità innovativa delle nostre imprese con rispetto e ammirazione”.
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