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Onorevoli colleghi,
ho voluto convocare una seduta urgente e straordinaria del Consiglio Regionale, aperta a rappresentanti di istituzioni ed enti locali, che ringrazio per la loro presenza, per un confronto sul provvedimento approvato dal Governo che cambia la geografia giudiziaria nel Paese e prevede la soppressione di ben quattro sedi giudiziarie nella nostra regione: Castrovillari, Rossano, Paola e Lamezia Terme.
Si tratta di una decisione inopportuna e irresponsabile, in un momento, semmai, in cui servirebbe una intensificazione dell’azione delle istituzioni, sostenendo il lavoro che, spesso in solitudine, svolgono magistrati e forze dell’ordine, che, peraltro, negli ultimi tempi, hanno ottenuto risultati molto positivi.
La massima assise regionale, è chiamata oggi a discutere e ad individuare un percorso comune, che possa far sentire forte il dissenso rispetto ad un provvedimento che non tiene conto delle reali esigenze del nostro territorio.
Vogliamo inviare un messaggio unitario, chiaro e forte al Governo nazionale, per spiegare che la Calabria non può subire continue penalizzazioni in un settore decisivo come quello della Giustizia.
Vogliamo alzare la voce contro una decisione burocratica e ingiusta.
Siamo consapevoli che, le nostre, non sono rivendicazioni di tipo localistico, ma derivano dalla conoscenza diretta della condizione sociale della nostra Regione, soffocata dalla presenza forte e radicata della criminalità organizzata che limita, da tempo, le libertà democratiche e civili dei cittadini.
Più volte, abbiamo discusso e approvato, in questa sede istituzionale, documenti inviati puntualmente al presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere e al Governo, prospettando i rischi derivanti dall’indebolimento del sistema giudiziario in Calabria.
Più volte lo stesso Presidente Scopelliti, i rappresentanti calabresi in Parlamento, di tutti gli schieramenti politici, le numerose associazioni, gli ordini professionali e le rappresentanze sindacali e di categoria, hanno messo in evidenza chela Calabriasi trova in una situazione storica delicata, in cui è necessario che lo Stato sia sempre più presente, per garantire libertà e diritti costituzionali, ribadendo che queste premesse sono essenziali per poter crescere e creare sviluppo.
Tutto ciò è rimasto puntualmente inascoltato.
Le nostre proposte, le nostre osservazioni, i nostri suggerimenti, gli allarmi dell’intera classe dirigente e politica, su queste questioni, sono state scambiate per generiche rivendicazioni.
Si tratta di sottovalutazioni superficiali e di atteggiamenti probabilmente inconsapevoli, che danno l’idea di una vera e propria, pericolosissima, fuga dello Stato dalle sue funzioni e dalle sue responsabilità, in territori dove servirebbe una intensificazione massiccia, straordinaria, forte, dell’azione delle istituzioni contro il fenomeno mafioso.
Lottare e battere la ‘ndrangheta, che corrode l’ossatura della nostra regione, non può essere delegato ai cittadini, o considerare che si tratti di un problema soltanto dei calabresi e delle istituzioni che li rappresentano nel territorio.
Nel ridisegnare una nuova geografia giudiziaria del Paese, aver voluto individuare criteri, quali, per esempio, il numero di abitanti, il numero dei magistrati, e l’essere Provincia, come condizione per la permanenza dei Tribunali, è profondamente sbagliato poiché, a mio avviso, il criterio principale che avrebbe dovuto guidare il lavoro di chi ha deciso, sarebbe dovuto essere, in primo luogo, la presenza pervasiva e pericolosa della criminalità organizzata sul territorio.
La Calabria, sta producendo ogni sforzo utile, in tutte le sue componenti, tutti insieme, cittadini e istituzioni, per accorciare le distanze storiche che esistono nel Paese e per riaffermare i principi della democrazia, in territori dove c’è bisogno di irrobustire la presenza dello Stato e non di indebolirla.
Volere più Stato, efficiente, funzionante, garante di principi e capace di far osservare le regole e le leggi, significa sentire il senso dello Stato, conoscere i doveri e progettare responsabilmente il futuro, attraverso valori essenziali da trasferire alle nuove generazioni.
Le particolari e difficili condizioni del Paese, e i provvedimenti conseguenti che si stanno adottando, per risanare le finanze dello Stato, ci stanno imponendo sacrifici enormi e noi non vogliamo sottrarci a questo sforzo collettivo del Paese.
La spending review, che è nata per evitare inefficienze, eliminare sprechi e ottenere risorse da destinare allo sviluppo, è necessaria per evitare che il nostro Paese corra quei rischi che hanno contagiato altri paesi dell’Unione Europea.
Ci rendiamo tutti conto che non possiamo più ragionare come prima.
Occorrono riforme, innovazione, modernizzazione e soprattutto nuova mentalità degli amministratori locali e devo dire che la nostra regione lo sta facendo, fino in fondo, tagliando sperperi e sprechi.
La decisione di sopprimere i Tribunali, però, purtroppo, è stata adottata senza avere chiara la percezione delle conseguenze che possono derivarne sul piano dell’ordine pubblico e dei pericoli di un’implosione sociale estesa, se si sommano agli altri provvedimenti, già fortemente penalizzanti per il nostro territorio: dalla chiusura degli ospedali, alla soppressione delle province, alle limitazioni nella comunicazione ferroviaria e autostradale.
Considerare i Tribunali di una regione con una particolare condizione sociale comela Calabria, già sfavorita dalle tante sofferenze e dalle inutili attese, a cominciare dalle risorse comunitarie sottratte e da quelle nazionali non elargite, alla stregua di piccoli tribunali che ingombrerebbero la modernizzazione del futuro sistema giudiziario, significa considerare ancora una volta la nostra terra una piccolissima insignificante realtà. E non, invece, la vasta area da cui può passare lo sviluppo del Mezzogiorno, in una prospettiva di dialogo e di scambio con tutta l’area mediterranea.
Una prospettiva che può consentire lo scatto che serve al Paese, per restare unito ed essere più forte in Europa.
Per noi, le sedi giudiziarie che si vogliono tagliare, come abbiamo ripetuto più volte, sono “insopprimibili” e vogliamo che queste nostre ragioni siano spiegate con una sola e forte voce, da tutta la comunità calabrese, in tutte le sue componenti istituzionali, sociali e civili.
Una voce forte, responsabile, senza atteggiamenti di sudditanza, contro una decisione che consideriamo miope e formalista.
Abbiamo, davanti a noi, passaggi decisivi prima che il provvedimento diventi definitivo e dobbiamo, in questo arco di tempo, produrre ogni sforzo utile, per far capire, nelle sedi competenti, le nostre ragioni.
Mi riferisco, in particolare, ad una richiesta di audizione urgente alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, che chiediamo per rappresentare la particolarità dei tribunali calabresi, rispetto ai tagli effettuati in altre aree del paese.
Già il Ministro della Giustizia, derogando alle regole statistiche scelte come parametro di efficienza degli uffici giudiziari da salvare, ha riconosciuto, giustamente, una eccezione: il tribunale di Marsala, in Sicilia, che nonostante abbia in organico un numero di magistrati inferiore ai parametri individuati, proprio in considerazione della forte presenza della criminalità organizzata non è stato oggetto di alcun provvedimento di accorpamento.
Noi rivendichiamo perla Calabriala stessa deroga.
Che la ndrangheta sia radicata sull’intera Regione e venga definita la più potente organizzazione criminale del mondo, lo dicono gli esperti, i magistrati che conoscono il fenomeno e lavorano per sconfiggerla, spesso senza mezzi e forze adeguate. Per sconfiggerla definitivamente, e non abbandonare un territorio alla deriva, c’è bisogno che si producano atti concreti.
Chiediamo al Parlamento e al Consiglio Superiore della Magistratura, che in passato si era già espresso contro la chiusura di sedi giudiziarie in zone con alto tasso di criminalità, non un’attenzione “particolare” verso la Calabria, ma un’attenzione “giusta”, che tenga conto delle esigenze di una crescita ordinata della nostra società.
Una rinnovata organizzazione giudiziaria, deve anche tener conto del peso derivante da disparità storiche esistenti sul territorio nazionale e della necessità di un riequilibrio che crei, con i mezzi più appropriati, le condizioni di libertà e democrazia per promuovere uno sviluppo sociale ed economico duraturo.
Il Consiglio regionale si sente vicino alle istituzioni ed ai cittadini di Castrovillari, Lamezia Terme, Paola, e Rossano che, in maniera assai civile, contestano questo atto di autentica ingiustizia.
Come è vicino ai magistrati, ai presidenti di Tribunale, agli avvocati e a tutti gli operatori delle giurisdizioni interessate, per la corretta azione finora svolta a difesa dei presidi di giustizia.
Ci attendono, nell’immediato futuro, giorni importanti, in cui sarà necessario mettere insieme le nostre forze, il senso unitario delle nostre rivendicazioni e della nostra identità di calabresi. Sono certo che l’intera deputazione calabrese sarà fortemente unita e determinata.
Il nostro obiettivo è quello di creare le condizioni per uno sviluppo economico, culturale e sociale libero da condizionamenti illegali, e non possiamo fare a meno di una giustizia che sia presente e non fugga.
Sono sicuro che se lavoreremo tutti insieme, in un’azione di condivisione e sinergia tra le diverse istituzioni, per far capire fino in fondo le nostre ragioni, riusciremo a vincere questa battaglia.
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