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” ‘A politica è bella! “ sono le parole che ha usato Ciccio Torrenova prima di lasciare per sempre questo mondo: frase tratta dal film “Baaria” di Giuseppe Tornatore.
Si direbbe che tale locuzione si sposi alla perfezione con “Ultima fermata”, il nuovo libro, edito da Solferino, di Tommaso Labate, giornalista calabrese, originario di Gioiosa Ionica.
Ma poi, fin dove arriva quella linea – talvolta invisibile e segreta, talvolta un po’ meno – che è la politica? E fin dove non arriva? La politica intesa come entità onnipresente nella vita dei cittadini, e che si fa strada all’interno di un meccanismo (seppure concettuale) che trae energia da tutto, perfino dall’aria. Un po’ come al tempo dei romani quando c’era un Dio per ogni cosa. E, in questo contesto – possiamo benissimo dirlo -, siamo di fronte a un meccanismo, seppure creato e diretto dagli uomini, che ha assunto, nel tempo, un quasi celato senso di autonoma sovrumanità. Un po’ come se sottobanco (nell’arte della retorica delle varie nazioni) ci fosse il Dio fantasma della politica che, interagendo attraverso gli uomini, cerca di dare un ordine logico alle leggi della politica stessa. Si ha pure questa impressione leggendo Ultima Fermata. Tommaso Labate è riuscito, infatti, per mezzo dei suoi scritti – che includono il periodo da dicembre 2021 a luglio 2022, quando Mario Draghi è passato da presidente del Consiglio quasi al Quirinale -, ebbene, è riuscito a farci provare anche questa magica sensazione, oltre, naturalmente, che farci vedere come la politica sia in grado di logorare o di innalzare chiunque.
Ultima Fermata è perciò il libro ideale, da leggere assolutamente, perfino e soprattutto da chi non nutre grande simpatia per la politica.
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