Comunità montana, dipendenti in stato di agitazione

Questo post é stato letto 28030 volte!

di Giuseppe Toscano

Il malumore è forte e i dipendenti della Comunità montana “Area Grecanica” lo esternano a chiare note in assemblea. In ognuno di loro c’è rabbia e apprensione per un futuro che all’improvviso si è tinto di colori foschi. La preoccupazione è talmente evidente da spingerli <<accertato un immobilismo della Regione Calabria che rasenta il menefreghismo e l’irresponsabilità>>, a proclamare lo stato di agitazione. Al centro dell’attenzione, ancora una volta, sono finite le misure contenute nella Finanziaria 2010, in base alle quali è previsto  l’azzeramento dei trasferimenti da parte dello Stato agli enti sovracomunali. <<In pratica il Governo – è stato ripetutamente sottolineato nel corso dell’incontro tenuto nella giornata di ieri – ha scaricato  sulle Regioni la possibilità e la volontà di mantenere in vita  le Comunità montane ed eventualmente di disegnare il ruolo, le funzioni e provvedere al loro sostenimento>>.

Attorno agli enti sovracomunali tutto sembra essersi fermato. Drammaticamente fermato, tanto che i dipendenti non percepiscono più gli stipendi da mesi. Contestando, in modo particolare, le affermazione di chi parla di esuberi in pianta organica,  l’assemblea ha stilato un documento che, nella sua fase preliminare, parla di veri e propri aspetti paradossali.  <<I dipendenti – viene evidenziato – devono essere considerati la vera ricchezza della Comunità montana. L’unico esubero che risulta è quello degli amministratori che, per circa un decennio, hanno prosciugato le casse dell’ente. Una Giunta costituita da otto assessori più il presidente, ha evidentemente sottratto  risorse che dovevano essere destinate  quasi esclusivamente ai dipendenti>>.

Posto in risalto che sono oramai in credito di quattro mensilità e della tredicesima, i dipendenti denunciano, <<unico caso in Italia>>, di non avere mai avuto applicati  i contratti di lavoro <<per quanto riguarda la contrattazione decentrata>>, con il risultato che <<nessuno, tranne un unico caso, ha mai potuto usufruire del sacrosanto diritto delle progressioni orizzontali e verticali, delle indennità accessorie e dei buoni pasti>>. La crisi finanziaria dell’ente, viene evidenziato nel verbale di assemblea, è dovuta anche alla refrattarietà dei Comuni membri <<che sono debitori, nella quasi totalità, delle quote associative>>.

Arrivati a questo punto per i dipendenti si rendono opportune una serie di interventi istituzionali, fondamentali per chiarire i destini delle Comunità montane e per dare le garanzie necessarie a tutti i lavoratori. <<Chiediamo in particolare – prosegue la nota – una presa di posizione del prefetto, tra l’altro già da tempo interessato delle problematiche incombenti. Chiediamo inoltre le conseguenti determinazioni della Regione Calabria in termini di funzioni, ruolo e deleghe da affidare alle Comunità montane, oltre  allo stanziamento dei conseguenti fondi per il normale svolgimento delle attività dell’Ente, e l’istituzione di un ruolo unico regionale  per il personale che va collocato adeguatamente in base alle singole professionalità>>.

Per quanto concerne l’amministrazione di pertinenza della Comunità montana, gli stessi dipendenti sollecitano <<la creazione del cosiddetto “fondo accessorio” e di attivare, con immediatezza  la contrattazione collettiva decentrata integrativa>>. Senza dimenticare <<l’avvio delle procedure utili a recuperare i fondi necessari per il pagamento di mensilità pendenti, arretrati, aumenti contrattuali>>.

Questo post é stato letto 28030 volte!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *