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E’ proprio il caso di dirlo: quando c’è impegno, coerenza, cuore e visione per l’affermazione di un modello di sviluppo i risultati arrivano.
L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che è stata vinta e l’importante risultato contribuisce a far crescere la nostra zootecnia e dare certezze ai consumatori.
Da oggi, mercoledì 19 aprile, infatti, l’etichetta sul latte e sui prodotti lattiero-caseari si fa più trasparente con storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero – caseari che pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy.
Scatta infatti l’obbligo di indicare in etichetta su tutte le confezioni di prodotti lattiero – caseari, l’origine della materia prima in maniera “chiara, visibile e facilmente leggibile”. Questo vale per latte, burro, yogurt, mozzarelle, formaggi e latticini a base di latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale. Sono esclusi dall’obbligo di origine in etichetta solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.
“E’ una svolta di grande rilievo – commenta Pietro Molinaro presidente di Coldiretti Calabria – il provvedimento, va a beneficio degli allevatori e cittadini-consumatori ed è scaturito dalla guerra del latte scatenata dalla Coldiretti contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla e sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori. I nostri allevatori – conclude Molinaro – possono finalmente mettere la firma sulla produzione di latte, e questo inorgoglisce, perché è premia il lavoro, la distintività e consente di continuare ad investire.
Abbiamo – continua – chiesto e sostenuto incessantemente l’etichettatura con diverse manifestazioni nella nostra regione come quella “un giorno da allevatore” che si è svolta a Cosenza in Piazza dei Bruzi con l’adesione di tutte le Istituzioni regionali e locali e di tantissimi cittadini.
Questo ormai è il modello che si afferma in Europa e deve proseguire con le altre filiere come il grano e la pasta. Il Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale – informa la Coldiretti – prevede l’utilizzo in etichetta delle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di condizionamento o di trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte a lunga conservazione o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero – caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.
Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: «latte di Paesi non UE» per l’operazione di mungitura, «latte condizionato o trasformato in Paesi non UE» per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. ”E’ – conclude Molinaro – un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre proseguire nella l’impegno per la trasparenza”.
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