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Era uno degli ultimi suonatori calabresi di zampogna rimasto.
Si chiamava Diego Aquilino (da tutti conosciuto come “u zi Decu”) e le fiamme se lo sono portato via nell’incendio che ieri ha devastato le campagne di Cardeto. Aveva 98 anni. È morto nella sua dimora di campagna senza potersi sottrarre, in quanto allettato, alla furia divoratrice delle fiamme. Un evento drammatico che, secondo lo stesso sindaco di Cardeto, si sarebbe potuto evitare se in soccorsi fossero giunti in tempo. Un evento che segna, inoltre, la bancarotta morale di quella parte di società smaniosa e irresponsabile che in questi giorni ha avuto il coraggio di appiccare il fuoco al mondo intero.
Con la morte dello “zi Decu” se ne va un cospicuo pezzo di cultura musicale calabrese e non solo. Se ne va anche un pezzo di storia e di identità calabrese: composta da una generazione (nonostante le anomalie) di uomini virtuosi e debiti alla moderazione; una generazione che, vecchia e stanca di desistere, sembra intenzionata a cedere il posto per lasciarsi soppiantare da una generazione (verrebbe quasi da dire) meno cosciente e meno provvista di principi morali.
F.M.
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