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di Giuseppe Dattola
1. in questi giorni, Luca LAganà ha provato la sensazione di giocare un match nel mitico PAladozza. Le emozioni?
2) Quanto è importante per la crescita di un giovane cestista potersi confrontare con realtà di questo livello.
3) Da qualche anno sei a Reggio Emilia. Prova a sintetizzare questa esperienza in una delle società che meglio opera a livello giovanile nel basket italiano.
4) L’avversario più forte con cui tu abbia mai giocato?
5) L’allenatore che ha contribuito maggiormente alla crescita di LAganà?
6) Il modello di Luca?
7) Il sogno nel cassetto di Laganà?
1) In questi giorni, Luca Laganà ha provato la sensazione di giocare un match nel mitico PalaDozza. Le emozioni?
Belle, Bellissime. Da quando sono entrato a quando sono uscito, ho sentito nell’aria la storia della pallacanestro. Uscire dal tunnel degli spogliatoi e vedere che, nonostante si trattasse di una partita under 19, sugli spalti c’erano quasi 1.000 persone è stato semplicemente fantastico, purtroppo non ho potuto rendere per come avrei voluto, perché sono rientrato da pochi giorni da un infortunio al piede sinistro che mi ha tenuto fuori per quasi un mese, ma sono comunque contentissimo di aver vissuto da protagonista questa esperienza.
2) Quanto è importante per la crescita di un giovane cestista potersi confrontare con realtà di questo livello.
È sicuramente fondamentale per chi, come me, punta ad arrivare in alto e fare della pallacanestro il proprio “lavoro”. Vivere un campionato under 19 da professionista, ti aiuta a crescere non solo dal punto di vista tecnico e fisico ma anche e soprattutto dal punto di vista mentale, che è proprio la differenza tra i campionati quando il livello si alza. Potersi allenare con la prima squadra rappresenta un’occasione unica e utilissima per la mia crescita, poter allenarmi con giocatori del calibro di Frosini e Slanina, è una vera e propria scuola di vita.
3) Da qualche anno sei a Reggio Emilia. Prova a sintetizzare questa esperienza in una delle società che meglio opera a livello giovanile nel basket italiano.
Se la lasci casa, famiglia e amici per diventare un giocatore a tutti gli effetti, devi essere consapevole che è d’obbligo rinunciare alla vita che fanno i tuoi coetanei e che la tua testa dev’essere impostata su due binari: Pallacanestro e Studio. La mia vita da tre anni ormai segue questa rotta. Ho finito senza problemi il liceo scientifico e adesso sto frequentando la facoltà di Scienze delle Comunicazioni qui a Reggio Emilia, nonostante l’aumento dell’impegno cestistico, che è diventato anche mattutino. Sono felice di quello che sto facendo, anche perché ho la possibilità di avere degli allenatori preparatissimi che mi seguono passo per passo nella crescita tecnico-fisica nel mio ultimo anno di giovanili, consentendomi arrivare nella migliore situazione possibile al primo anno in un campionato senior.
4) L’avversario più forte contro di cui tu abbia mai giocato?
Dovrei stare qui a citarne parecchi. Da quando sono a Reggio Emilia, ho giocato contro le squadre più forti di tutta Italia. Mi verrebbe da dire Jerome Allen, che secondo me è uno dei giocatori più forti e intelligenti che si siano mai visti su un campo di basket europeo, ma anche Nate Green e Andre Collins sono davvero due gran giocatori. Al livello giovanile, sicuramente Dejan Musli, centro della nazionale serba e del FMP Belgrado.
5) L’allenatore che ha contribuito maggiormente alla crescita di Laganà?
Sono tanti e sono molto grato a tutti, in piccole parti ognuno ha contribuito a farmi migliorare non solo come giocatore ma anche come persona. I miei genitori, comunque, vuoi per amore, vuoi per deformazione sono stati sempre quelli che mi hanno seguito di più in assoluto. Poi mi sento di dover citare quello che è il mio padrino cestistico, Alvin Young, che mi ha permesso di poter entrare a far parte del mondo dei “grandi” senza avere alcun tipo di problema grazie alla sua saggissima guida e la sua grandissima esperienza.
6) Il modello di Luca?
Sono un’agonista che non rinuncia per nulla al gioco tecnico, un giocatore carismatico, mi piace essere il leader, incoraggiare sempre i miei compagni quando sono fuori dal campo e metterli nella condizione di giocare nel migliore dei modi quando sono dentro, non rinuncio mai a prendermi la palla nei momenti in cui “scotta” e non ho paura di tirare se devo farlo. Un mio allenatore, Devis Cagnardi (ex giocatore), mi definisce sempre come il playmaker aggiunto della squadra, anche se in realtà gioco da sempre da ala piccola, proprio perché mi piace leggere le situazioni di gioco e inventare per i miei compagni. Come modello quindi non posso che prendere Kevin Garnett, che pur non essendo il mio giocatore preferito, è quello da cui provo a imparare il più possibile.
7) Il sogno nel cassetto di Laganà?
Non posso più nascondere che tornare a giocare nella Viola è il mio sogno. Tornare a giocare al Palacalafiore, è un sogno che ormai faccio frequentemente. Reggio è sempre stata al centro dei miei pensieri anche in questi tre anni vissuti in “esilio” in Emilia, ho seguito costantemente i campionati delle calabresi grazie alla passione e alla competenza del “vostro” Peppe Dattola e di Reggioacanestro.it senza i quali veramente non avrei saputo come fare. Vivere la rinascita della Viola, è stato per me un ulteriore stimolo a fare meglio e ad allenarmi sempre più forte. Sono partito da Reggio C. come un ragazzino voglioso di diventare un giocatore, adesso ci voglio ritornare da giocatore, per poter giocare per la mia città ma soprattutto per la mia gente.
Approfitto del vostro giornale per “bacchettare” tutto il popolo cestistico reggino. Non posso fare a meno di notare come il Palacalafiore, il Botteghelle e lo Scatolone siano in condizioni disastrose. Qui a Reggio Emilia hanno un palazzetto degno della preistoria ma lo tengono come se fosse un vero e proprio gioiello, ma soprattutto società e tifosi combattono con le istituzioni da ormai parecchio per ottenere un palazzetto nuovo e più grande. Questo è possibile solo perché la gente ha fame e voglia di basket, cosa in cui, se non ricordo male, i Reggini non sono secondi a nessuno. Noi abbiamo una delle strutture più belle d’Italia e la lasciamo lì a marcire? No, non è possibile, non possiamo permettercelo perciò chiedo a voi che siete lì sul posto di muovervi anche per me e di non lasciare che tutto finisca nel dimenticatoio.
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