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Alfonso Cirasa guiderà ancora per un altro mandato i pensionati calabresi iscritti alla UIL.
Lo hanno deciso all’unanimità i 150 delegati, in rappresentanza di circa 45.000 iscritti al sindacato, riuniti a Lamezia Terme per il sesto congresso regionale di categoria. La proposta di conferma di Cirasa è giunta direttamente dal segretario generale della UILP, Romano Bellissima, presente nella Città della Piana e a cui sono state affidate le conclusioni dell’assise, presieduta invece da Roberto Castagna, segretario generale della UIL Calabria.
Ampio ed esaustivo, com’è nella tradizione, l’intervento introduttivo di Cirasa, che non ha tralasciato nessuno dei temi di più stringente attualità: dalla crescita economica al potere di acquisto di lavoratori e pensionati; dall’equità sociale alla disoccupazione giovanile, per giungere infine al ruolo del sindacato e alla sua capacità di incidere concretamente, attraverso il consenso dei cittadini, sulle scelte di governo.
“Le condizioni della UILP Calabria sono buone – ha detto Cirasa – gli iscritti sono cresciuti in tutte e cinque le province e questo ci rende felici perché fa il paio con il successo registrato dai servizi che offriamo e che, evidentemente, soddisfano l’utenza. La stessa cosa, purtroppo, non può dirsi dei pensionati, i quali stanno tutt’altro che bene, in Calabria come altrove. La metà di loro, in Italia, ha una pensione mediamente sotto i mille euro, eppure questo non ha evitato l’operazione devastante fatta dal presidente Monti e dal ministro Fornero. Decine di miliardi spostati dalla previdenza verso un presunto risanamento che però non ha arginato il debito pubblico, anzi tutt’altro.
Il risultato è stato solo il crollo dei consumi interni, l’indebolimento dell’apparato produttivo e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, con la disoccupazione schizzata al 13% e quella giovanile addirittura al 42. Non si esce così dalla crisi – ha detto il leader della UILP calabrese – non hanno scelto questa strada i Paesi che sono invece riusciti a limitare i danni trovando contromisure efficaci. Occorre immettere liquidità nel sistema e in questo senso gli 80 euro di Renzi sono una scelta che va nella giusta direzione. Ma non basta, se non si agisce anche in favore dell’innalzamento del potere di acquisto dei pensionati, che darebbe una boccata di ossigeno molto significativa proprio alle dinamiche dei consumi”.
Il quadro problematico tracciato da Cirasa a livello nazionale si aggrava, com’era prevedibile, quando l’analisi si sposta sulla Calabria. Il segretario generale della UILP regionale ha parlato di “disastro”, snocciolando dati da far accapponare la pelle. “Abbiamo – ha detto – un apparato industriale debolissimo e un tasso di disoccupazione al 20%. Tra i giovani, 7 su 10 non hanno un lavoro. Il reddito familiare sta trenta punti percentuali sotto quello medio nazionale e c’è un 40% della popolazione che è a rischio povertà. Quanto ai pensionati, che sono un terzo della popolazione, sopravvivono con una media di 580 euro al mese, mentre in Italia la media è più alta di ben 250 euro. Tutto questo – ha aggiunto Cirasa – con l’aggravante di addizionali Irpef pesantissime a causa del deficit sanitario. Risultato: un cittadino di Catanzaro paga al fisco il 230% in più rispetto a uno di Gorizia. Ma attenzione: lo paga per avere servizi di qualità di gran lunga inferiore, se è vero che ancora oggi, giusto per restare in tema di sanità, 65.000 calabresi ogni anno vanno a farsi curare fuori regione”.
A fronte di tutto questo, secondo il segretario della UILP Calabria, ci sarebbe quindi la necessità di una rappresentanza sindacale forte e capace di incidere sulle scelte di governo ai vari livelli. Cirasa però non si fa illusioni: “la concertazione – dice – a livello nazionale è spenta, mentre in Calabria è sporadica e inconsistente rispetto ai bisogni. Ai sindacati dei pensionati, nella nostra regione, si deve l’iniziativa verso i Comuni sui Piani di Azione e Coesione in favore degli anziani ma l’agenda delle vertenze è ben più ricca.
Dai costi della politica alla copertura finanziaria della legge sulla non autosufficienza, dalla qualità dei servizi socio assistenziali alla libera circolazione sui mezzi di trasporto pubblico fino allo sportello unico o porta sociale che dir si voglia per gli anziani”. Da qui la necessità che il sindacato cambi pelle e metodi, che si organizzi in modo da riuscire a intercettare il consenso dell’opinione pubblica. Dobbiamo fare lobbying – ha sostenuto Cirasa – sicuri come siamo della bontà delle nostre ragioni e delle cause che sosteniamo da sempre, in nome dell’equità e della giustizia sociale”.
Temi, quelli affrontati dal segretario dei pensionati calabresi iscritti alla Uil, ripresi e rilanciati dal segretario generale di categoria, Bellissima, nelle conclusioni che hanno seguito il dibattito congressuale. “La grave situazione sociale ed economica che viviamo è responsabilità delle politica – ha detto senza mezzi termini il leader della UILP – è lei che ha fallito tutte le strade per uscire dalla crisi. La politica è quella che decide ed è inutile tentare di aprire polemiche astruse sul ruolo dei sindacati.
La verità è che a pagare per scelte che non sono certo del sindacato, sono sempre gli stessi e tra quelli che pagano, i pensionati non mancano mai. Viviamo in un Paese in cui dieci persone detengono una ricchezza pari a quella detenuta da 500.000 famiglie messe insieme. Si abbia dunque il coraggio di stabilire un tetto di esenzione e dopodiché si faccia contribuire ciascuno secondo le sue possibilità. Solo così si potrà parlare di vera equità”.
Anche per il segretario generale della UILP, il sindacato deve comunque rinnovare il suo modo di essere e di agire. “Le liturgie congressuali – ha detto – debbono lasciare il posto alla partecipazione vera. Dobbiamo recuperare credibilità tra la gente e non tra i ministri, stare sul territorio, parlare con le persone. Torniamo ad essere autenticamente rappresentativi e avremo l’autorevolezza necessaria per parlare con i governi. Tutto ciò è indispensabile, perché gli obiettivi che abbiamo non sono di poco conto. Puntiamo alla crescita, anche perché senza di essa diventano a rischio persino le pensioni”.
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