Stretto di Messina, nuovi finanziamenti per il ponte

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Mai come oggi si è passati dall’euforia per la notizia del rifinanziamento della ‘Stretto di Messina’ che apriva l’iter della ripresa del progetto cassato dal bocconiano professor Mario Monti, alla doccia fredda per il comunicato del Ministero dei Trasporti che dichiarava essere non veritiera la notizia diffusa dal quotidiano ‘la Repubblica’ e ripresa da decine e decine di giornali on-line. Contemporaneamente c’era chi passava dallo scoramento più nero alla gioia indicibile come è avvenuto tra i sostenitori del ‘No al Ponte’.
Non sappiamo se quello di Repubblica sia stato un errore o, al contrario, si è tentato di verificare le reazioni dell’opinione pubblica e degli stessi governanti. Di certo c’è che una notizia pubblicata su una testata giornalistica come quella in questione, abbia tratto in inganno parecchia gente, e non solo al Sud. In realtà è stata considerata normale e sensata la ipotetica ripresa del progetto Ponte perché avrebbe fatto risparmiare una penale salatissima e, soprattutto, avrebbe sanato la ferita sulla credibilità del nostro Paese per la scelta, dei passati governanti, di lacerare una gara d’appalto regolarmente espletata e vinta da una cordata internazionale di imprese attive nel settore.  Non sembra così, peccato, anche se qualche voce positiva, come quella del Vice Ministro alle Infrastrutture, on. Riccardo Nencini, si è fatta sentire. Peccato veramente, che si continui a ignorare la ricchezza delle merci che transitano nel Mediterraneo rappresentate da ben 5 milioni di container al mese. Non c’è un solo porto italiano capace di smistare tale volume di merci destinato a raddoppiarsi nel giro di due lustri con la conseguenza dell’utilizzazione di ogni porto del Paese. I ciechi non sono né calabresi, né siciliani. I monoculi stanno ad altra latitudine! Peccato, soprattutto, che il mancato abbattimento dei tempi di percorrenza costringerà i grossi armatori dei cargo container a trovare altre soluzioni. Del resto è stata proprio questa la motivazione dei famosi corridoi TEN per l’Alta Velocità e l’Alta Capacità: escludere, per i tempi lunghi di percorrenza, la vecchia rotta di comunicazione lungo le coste atlantiche dell’Europa. Il FerrMed spagnolo-francese è uno dei percorsi destinati a sostituire i corridoi italiani. Serve solo coraggio e determinazione per realizzare finalmente quella unità d’Italia mai realmente compiuta. Non c’è, infatti, unità vera se i servizi tra Nord e Sud sono totalmente diversi, se le occasioni di lavoro e di sviluppo sono abbastanza disuguali, se dopo 150 anni dal Risorgimento le differenze sono così fortemente marcate. I primi veri tentativi per una unità reale del Paese sono stati la ferrovia Nord-Sud e l’Autosole degli anni ’60 che ha determinato una forte riduzione dei prezzi al consumo per l’abbattimento dei tempi di percorrenza passati dai due giorni precedenti alle successive 8-10 ore. Oggi con l’Alta Velocità il tragitto Roma-Milano è stato ridotto ad alcune ore mentre per il Sud parliamo ancora di 7 ore per il continente e per 10 ore per la Sicilia.
Senza i trafori  italiani – mirabili opere costate enormemente di più di altrettanti Ponti sullo Stretto – che assicurano la perfetta osmosi con i paesi confinanti, non si sarebbe potuto consentire al Paese scambi commerciali, lavoro e sviluppo. Esattamente come capiterà alla Sicilia, alla Calabria, all’intero Meridione, e di rimbalzo alla stessa Italia se a Sud si realizzeranno solo fallimentari porti transhipment e non una filiera di porti gateway a cominciare dal trinomio Augusta.Pozzallo-Gioia Tauro!
Unificare realmente il Paese come fu fatto per le due Germanie (quella ad Est era peggio del nostro Sud) significa consegnarsi alla storia. Certo non bastano gli annunci perché c’è bisogno di scelte e di realizzazioni: il Ponte può essere il grimaldello per questi compiti.

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Author: Maria1

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