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Riceviamo e Pubblichiamo
Lettera di un Infermiere calabrese
La Calabria è una “regione metafora”, ricca di bellezze ma anche di contraddizioni e di diritti negati. Su tutti, il diritto al lavoro: lavoro che manca e che non è garantito, neppure quando guadagnato col sacrificio e col merito. È il caso di Salvatore, infermiere costretto da anni a lavorare fuori Regione, lontano dalla sua famiglia e dai suoi cari.
Salvatore è un uomo segnato dalla vita, ha alle spalle una storia difficile: suo padre è tragicamente deceduto per causa di servizio. Così, nel 2013, decide di partecipare ad un concorso, per titoli ed esami, indetto dall’Azienda Ospedaliera di Cosenza per il reclutamento a tempo indeterminato di cinque infermieri, appartenenti alle categorie protette, ai sensi della legge 68/99. Si colloca al nono posto in graduatoria, ottenendo l’idoneità. Successivamente l’azienda cosentina ha assorbito ed assunto ulteriori infermieri, per un totale di sette.
Da qualche anno, Salvatore è marito e padre di un bambino: sua moglie e suo figlio vivono in Calabria. Perciò, animato dal legittimo desiderio di ricongiungersi con i suoi cari, ha rappresentato la spiacevole situazione a Massimo Scura, commissario ad acta della sanità calabrese. La delibera n. 2 del 26 marzo 2015, emanata dallo stesso Scura, infatti, lasciava spazio alla speranza, riconoscendo alle aziende del Servizio Sanitario Regionale la possibilità di attingere da graduatorie concorsuali ancora valide, approvate da altre A.S.P., allo scopo di coprire posti vacanti.
Invitato dallo stesso Scura, partecipava ad un incontro formale, organizzato nello scorso gennaio: presenti, oltre ai rappresentanti istituzionali, gli idonei della graduatoria del 2009, approvata dall’Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro ed alcuni operatori sanitari, interessati dalla procedura di mobilità indetta dall’A.S.P. di Cosenza e successivamente annullata dal T.A.R. Calabria. L’incontro si è rivelato interlocutorio ed infruttuoso: le istituzioni intervenute si sono limitate a riconoscere l’esistenza della graduatoria cosentina e la necessità di prenderla in considerazione. Tuttavia, non hanno assunto alcun impegno formale con le parti. A febbraio, si è apre un nuovo tavolo: Scura stipula, con alcune organizzazioni sindacali, un accordo. Tale accordo, ratificato da un successivo decreto, impone alle Aziende sanitarie di attingere, per la copertura di posti vacanti, esclusivamente dalla graduatoria concorsuale del “Pugliese-Ciaccio”. Un’evidente ed inaccettabile ingiustizia, una decisione immotivata che palesa una sorta di “gerarchia” ed una disparità di trattamento. Potrebbe sembrare una sorta di “decreto ad hoc”, che valuta e premia solo una delle graduatorie di merito, “accontentando” i suoi numerosi idonei.
Le vigorose rimostranze di Salvatore sono servite a poco. In marzo, il Commissario ha adottato una semplice comunicazione, trasmessa per posta elettronica alle Aziende sanitarie: in essa, si riconosce alle stesse «la facoltà di attingere dalla graduatoria di Cosenza, previa autorizzazione commissariale, per l’assunzione di personale infermieristico con disabilità ai fini del rispetto della quota d’obbligo prevista dalla legge 68/99». La comunicazione, tuttavia, presenta errori tecnici e sostanziali: i candidati idonei nella graduatoria di Cosenza, tra cui Salvatore, sono tutti infermieri appartenenti alle categorie protette e non disabili.
Forte delle sue ragioni e del conforto della sua famiglia, non si è dato per vinto: ha formalmente chiesto alle A.S.P. calabre lo scorrimento della graduatoria, senza ottenere riscontri.
Comportamenti che inducono a gridare allo scandalo. E non finisce qui: con le delibere n. 54 e 55, il commissario Scura ha autorizzato il reclutamento urgente di personale del comparto sanità, omettendo di decretare, per l’ennesima volta, lo scorrimento obbligatorio della graduatoria di Cosenza. Omissione reiterata nel recente documento del 26 ottobre, sottoscritto da Scura, dai direttori generali e dai commissari delle aziende provinciali. Come se non bastasse, l’Azienda ospedaliero-universitaria “Mater Domini” di Catanzaro ha bandito un nuovo concorso per infermieri, riservato alle categorie protette, senza l’opportuno scorrimento delle vigenti graduatorie. Un susseguirsi di contraddizioni e di atti incoerenti con le statuizioni nazionali e regionali.
Per Salvatore, determinato e combattivo, è svanita la speranza di veder applicati i principi della legge: legge che dovrebbe “proteggere” quelli come lui, oltremodo penalizzati dalla vita.
«Categorie protette? Da chi? La legge prevede una quota di riserva del 7% sul personale assunto a tempo indeterminato. Nessuno, dai vertici istituzionali ai dirigenti aziendali intende dare attuazione alla normativa nazionale, nonostante il nostro sistema sanitario sia al collasso per carenza di organico. Esiste la possibilità di effettuare delle assunzioni, nel rispetto ed in applicazione della legge e le istituzioni omettono di farlo».
Il destino di una famiglia è appeso al silenzio assordante e preoccupante delle istituzioni, è appeso ad un filo: un filo che, una volta spezzato, allontanerà altre donne ed altri uomini dalla Calabria, terra “bella e maledetta”.
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Salvatore caro stai dove sei, che qua non ti perdi niente, soprattutto con quei medici che siedono adesso, in poche parole a buon intenditore sono proprio un cesso, e se ti trasferisci li, rischi di prenderti anche procedimenti penali per colpa di medici incapaci di curare. Senti a me stai sempre in aziende meritevoli pero sempre fuori della nostra regione.