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Era la sera del 28 febbraio 1985, esattamente trent’anni fa, quando due colpi di fucile spezzavano la vita di Giuseppe Macheda. Vigile urbano non ancora trentenne, Macheda ha pagato il prezzo più alto per la dedizione alla divisa e al difficile servizio cui era stato chiamato dallo Stato e dalla sua città.
Questo barbaro omicidio, ancora oggi, non ha il nome e il volto di un colpevole.
Ma tutti noi sappiamo che la mano vigliacca che ha impedito a Giuseppe di veder nascere il proprio figlio è quella della ‘ndrangheta. Della ‘ndrangheta del cemento che pretendeva di spadroneggiare sfregiando il volto della nostra città attraverso una speculazione senza regole e senza scrupoli. Per sconfiggere questa peste, che ancora ammorba la nostra città, Giuseppe Macheda, insieme con la squadra di contrasto agli abusi edilizi, scelse, trent’anni fa, di fare sino in fondo il proprio dovere. E, dopo così lungo tempo, la nostra comunità ha finalmente onorato il sacrificio di questo figlio coraggioso intitolando al suo nome, da pochi mesi, la sede del Comando di Polizia municipale della città di Reggio Calabria, per la cui difesa Macheda ha dato la vita.
Ma ancora non basta. Libera crede fermamente che la memoria di Giuseppe Macheda, al pari di quella delle altre vittime innocenti delle mafie, possa diffondersi ancora più viva e profonda tra i nostri concittadini e, soprattutto, debba diventare esempio e stimolo per le nuove generazioni. Proseguire in questo cammino di memoria e di impegno è la responsabilità che la rete di Libera, in un giorno così triste, assume di fronte a Giuseppe, alla sua famiglia, cui va la nostra più sincera vicinanza, e a tutti i reggini onesti, consapevoli che sconfiggere la ‘ndrangheta, grazie al sacrificio di tanti, oggi finalmente è possibile.
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