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Ecco quanto riportato dal comunicato del Prc Calabria in risposta alla nota del consigliere regionale Orlandino Greco sull’Università di Cosenza: “Non comprendiamo se le affermazioni del consigliere regionale Orlandino Greco in merito all’offerta formativa dell’Unical siano frutto della non conoscenza della tematica di cui parla o semplicemente della volontà di alzare polveroni per non affrontare effettivamente le questioni.
Basta leggere i dati e le analisi degli studiosi del settore per capire come il problema della riduzione degli iscritti non sia solo una peculiarità della Università di Arcavacata, frutto di un’insufficienza dell’offerta formativa – come afferma in maniera incomprensibile il consigliere Greco – ma ricalchi i dati delle immatricolazioni nelle università di tutta Italia. Dal 2008 le immatricolazioni in Italia sono in costante calo, con tassi di diminuzione annui continui e di tutto rilievo. Basti pensare che nel 2003/04 gli immatricolati erano 338.500 e nel 2013/14 sono stati appena 260.500. 78.000 in meno, il 23% del totale: è come se fosse completamente sparita un’università come la Statale di Milano! Queste le cifre, con buona pace di Orlandino Greco. Che, con tutta evidenza, non ha neppure letto qualcuna delle tante analisi sul fenomeno.
Le cause che si attribuiscono sono essenzialmente due. La crisi, non a caso la diminuzione delle immatricolazioni parte del 2008, inizio della più pesante crisi economica da ottanta anni a questa parte, e l’aumento vertiginoso delle tasse e dei costi dei servizi.
Le difficoltà crescenti per il mondo del lavoro e le classi popolari nel nostro Paese, rendono difficile l’impegno a sostenere i corsi di studio universitari. Le politiche dei governi succedutisi in questi anni, tutti indistintamente, sia quelli di centrodestra che quelli a guida PD fino all’attuale governo Renzi, hanno falcidiato la spesa per l’istruzione, la ricerca e le università. I continui tagli hanno comportato l’aumento dei costi per le tasse e per i servizi e la diminuzione dei fondi per il diritto all’istruzione con un drastico calo delle borse di studio. I tagli agli FFO (i fondi di finanziamento ordinari, che servono per garantire il regolare funzionamento ) ed ai PRIN (i fondi destinati alla ricerca libera di base per le università e per gli istituti di ricerca) hanno determinato una riduzione delle strutture e dei servizi, il taglio dei docenti, dei ricercatori e dei dottorandi.
In sostanza, un feroce attacco al diritto allo studio sancito nella Costituzione e difeso ed ampliato nei decenni dalle mobilitazioni e dalle lotte delle forze di sinistra, del sindacato, del movimento studentesco.
Inoltre, un’ulteriore componente del calo delle immatricolazioni, pare essere la sfiducia da parte degli studenti e delle famiglie, lo scoraggiamento che nasce dal luogo comune che è inutile laurearsi perché tanto non si trova lavoro. Nell’Italia del duo Renzi e Berlusconi, in cui ogni cosa si vorrebbe sottomessa alla logica utilitaristica e mercantile, si è devastata l’idea che lo studio debba essere, innanzitutto, crescita e formazione personale, culturale e professionale.
Lasciamo ad altri la faccenda della solita proposta dell’istituzione della facoltà di medicina, che come altre questioni (l’aeroporto di Sibari, il reparto di cardiochirurgia all’Annunziata, una facoltà universitaria nel centro storico di Cosenza, ed altre simili boutade) servono solo a creare polveroni, a far dibattere del nulla e ad allontanare l’attenzione dalle vere questioni.
Francesco Saccomanno – segretario provinciale Prc Cosenza
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