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Il presidente della Regione Mario Oliverio, è intervenuto nel pomeriggio di oggi ad un’affollata manifestazione moderata dal giornalista Gianfranco Manfredi sul tema: “Sprofondo Sud”, svoltasi presso il cinema Modernissimo di Cosenza. All’incontro –informa una nota dell’Ufficio Stampa della Giunta regionale- hanno preso parte gli onorevoli Massimo D’Alema, Ernesto Magorno ed Enza Bruno Bossio che hanno presentato l’ultimo numero della rivista edita dalla Fondazione “Italianieuropei” che si occupa prevalentemente della condizione odierna del Mezzogiorno d’Italia.
“Nel corso di questi anni-ha detto, tra l’altro, Oliverio– c’è stata una forte caduta di attenzione sul Mezzogiorno. Il contributo che viene dalla rivista “Italianieuropei” in questo senso può diventare il punto di partenza di una riflessione più ampia ed approfondita. Bisogna riprendere un grande dibattito come condizione che ci sia una ripresa delle politiche verso il Mezzogiorno. In questi anni, anche a causa della grave crisi economica che ha colpito il Paese, si è allargata la forbice tra il Sud ed il resto dell’Italia. Disoccupazione, povertà, sofferenza sociale si sono ulteriormente aggravati. L’emigrazione è fortemente ripresa. Negli ultimi due anni sono partiti dalla nostra regione 179 mila calabresi. Rispetto a questo quadro si registra una preoccupante caduta degli investimenti. Di fronte a tutto questo, l’Europa non può continuare a mantenere un atteggiamento meramente contabilistico e ragionieristico, se non vuole che si vada sempre più in direzione di una vera e propria implosione sociale. C’è bisogno di un cambio di passo da parte dell’Europa e di una ripresa di politiche pubbliche nazionali nei confronti del Mezzogiorno. L’altra riflessione che bisogna fare è che nel corso di questi anni abbiamo avuto uno spostamento dei prelievi fiscali dal centro verso le regioni e verso gli enti locali. Tutto questo ha determinato oggettivamente una riduzione degli interventi perequativi.
Terza questione: abbiamo avuto ed abbiamo, nel quadro di tali questioni, un’utilizzazione di supplenza delle risorse dell’Unione Europea rispetto all’intervento ordinario.
Prendiamo l’esempio degli ammortizzatori sociali. A parte la condizione drammatica in cui queste persone sono state mantenute perché da due anni non si pagavano gli ammortizzatori sociali in deroga (abbiamo chiuso un anno e adesso abbiamo aperto un tavolo con il ministro del Lavoro per chiudere anche il secondo), ma il grosso delle risorse, circa l’80%, per gli ammortizzatori sociali in deroga è a carico del Fondo Sociale Europeo, della quota del Fondo Sociale Europeo destinata alla Regione. Tutto questo significa sottrarre risorse alle politiche attive del lavoro e alle politiche sociali. Su 200 milioni di euro (parlo del 2013) 130 milioni sono stati attinti dal Fondo Sociale Europeo. C’è un problema ed è un problema di politiche e strategie generali.
Parto da qui perché ritengo, invece, che il Mezzogiorno può essere davvero una grande risorsa, un motore per accendere la possibilità di ripresa e di sviluppo del Paese se, attraverso investimenti mirati, superando la logica della frammentarietà ed avendo una visione più larga, guarda verso l’area del sud del Mediterraneo che è la frontiera dello sviluppo del futuro. In questo quadro il Mezzogiorno e la Calabria possono avere un ruolo importante.
La possibilità di realizzare a Gioia Tauro una Zona Economica Speciale è, in tal senso, il primo passo da cui dobbiamo partire (finalmente stamattina è partito dopo due anni un primo treno per Bari) se vogliamo consentire alla nostra regione e al nostro Paese di intercettare risorse. Investire nel Mezzogiorno, quindi, significa realizzare gli interessi del Paese e anche dell’Europa. Su questo bisogna aprire una grande discussione. Così come bisogna aprire una grande discussione sulle condizioni interne alle regioni meridionali, sulle responsabilità delle classi dirigenti. Io mi sono insediato due mesi e mezzo fa e già quelli che hanno compiuto disastri in questa regione mi chiedono il conto. Nei prossimi giorni presenteremo il rapporto di un’ “operazione-verità” sui conti di questa regione. In ogni punto dove si mettono le mani si trovano macerie. Chiedi un rapporto, seppur parziale, sui conti dell’Afor e scopri un buco da 200 milioni. Vai a guardare nelle società in house della Regione, un sistema di matrioske, di scatole cinesi in cui si trovano dappertutto centinaia di consulenze, migliaia di clienti e sprechi a non finire. E’ stata ricostruita una prima mappa del “buco” che ammonta a circa due miliardi e mezzo, ma è ancora molto parziale. A fronte di questa situazione drammatica scopri, poi, che le risorse europee sono state utilizzate poco e male. Io ritengo invece, che si possa fare molto. E in questo senso ritengo che se un ministero del Mezzogiorno dovesse nascere, dovrebbe avere la funzione intanto di ordinare e di dare propulsione, ma soprattutto di dare aggiuntività e non sostitutività alle politiche generali. Nelle regioni del Mezzogiorno per troppo tempo ci si è fermati alla programmazione e alla cura dell’interesse particolaristico. Bisogna rompere questo cerchio magico, recuperando forme di automatismo nella utilizzazione delle risorse. Non ci possono più essere personaggi che esaminano i progetti e che, a seconda delle simpatie o delle antipatie, assegnano le risorse. Automatismi, dunque, e premialità. Chi riesce a realizzare gli obiettivi deve essere premiato. Bisogna investire nella innovazione e nella trasparenza”.
“E chiaro -ha concluso Oliverio- che tutto questo presuppone un cambiamento e mette in discussione interessi e privilegi consolidati. Non è né semplice né facile fare tutto questo. E’ necessario stringere un patto. Una volta definito il percorso e gli obiettivi, bisogna “tirare” verso la direzione giusta. Solo attraverso uno sforzo corale in questa direzione è possibile rimettere in piedi questa nostra terra e costruire una condizione di crescita, di sviluppo e di credibilità. Diciamolo chiaramente: non tutti hanno metabolizzato il risultato elettorale che c’è stato in Calabria. Ci sono forze che si sono sedute sulla riva del fiume aspettando che prima o poi passi il cadavere (politico) del sottoscritto. Io sono convinto che con il fuoco non si possa giocare: in questa regione c’è dignità, determinazione e, soprattutto, tanta speranza e tanta attesa per costruire il cambiamento necessario. Ed io sono lì per cercare di dare voce e risposte a questa attesa e a queste speranze. Sono sicuro che le risposte le daremo. Nessuno condizionerà il nostro progetto”.
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