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L’agricoltura calabrese rischia di pagare un prezzo elevatissimo a causa dell’inettitudine dei nostri rappresentanti in Europa. Una beffa, quella operata dalla disattenzione politica nei riguardi di uno dei settori più importanti dell’economia del nostro Paese, una volta prevalentemente agricolo ed ora neanche autosufficiente, dal punto di vista alimentare. Tutto è iniziato nel 2012, con l’accordo commerciale approvato dal Parlamento Europeo in ordine alla liberalizzazione (e quindi importazione) dei prodotti agricoli e della pesca dal Marocco, compresi quei prodotti agrumicoli costituenti oggetto primario di produzione ed esportazione della Calabria.
L’accordo di libero scambio UE-Marocco, nella Calabria e nel Sud intero, sottopone i piccoli agricoltori a indubbi effetti negativi derivanti dalle differenti condizioni di mercato e, soprattutto, dalle differenti condizioni di lavoro, assai precarie in Marocco, specie per quanto riguarda i diritti dei lavoratori, accentuando le già gravi problematiche sulla nostra competitività. Il Marocco è uno quei paesi capaci di offrire prodotti a un prezzo molto vantaggioso, ma senza riguardo alla qualità, penalizzando le indebolite economie dei paesi mediterranei europei e le loro eccellenze agroalimentari, tali grazie anche ai notevoli standard di sicurezza sanitaria raggiunti. Una partita, quella della competitività, già persa in partenza, quindi, con un impatto devastante sulla struttura produttiva della Calabria, e meridionale in genere, proprio in un momento storico difficile per i mercati locali.
Risulta di tutta evidenza che quest’accordo sia stato sottoscritto in assenza di un’adeguata valutazione dei suoi effetti, soprattutto nei confronti di quelle economie meridionali, vittime del fallimento industriale dell’Italia: una grave mancanza anche per un Governo che, reduce dalla nullità della presidenza semestrale europea, ha ignorato ancora una volta il Sud e la Calabria. Uno strano modo di intendere il perseguimento del bene dei cittadini del Mezzogiorno, da sempre sacrificati da questa classe politica sull’altare delle strategie di uno scacchiere europeo dominato dalle economie nordiche.
Ma il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina è a conoscenza del grave stato di crisi del settore e della disperazione alla quale sono ridotti gli agricoltori calabresi?
Quali sono le strategie che il Governo intende adottare per risolvere il problema e dare concretamente un aiuto alle categorie interessate?
Con l’interrogazione n. 4-03279, ieri – unitamente ad altri parlamentari – abbiamo chiesto in merito lumi al Governo. È arrivato il momento che un’intera classe politica si prenda le responsabilità del suo fallimento di fronte all’assenza di qualsiasi strategia per il nostro Paese in Europa!
Si cerchi d’intervenire sul Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 con una serie di modifiche pensate per la salvaguardia dell’agricoltura e di quel tessuto socio-economico che la sottende, magari tracciando un percorso evolutivo che parta dall’individuazione certa dell’origine del prodotto.
L’agricoltura ha una importanza strategica per il Paese intero e per il Sud in particolare e, allo stato, potrebbe essere una delle leve più sicure per uscire dalla crisi e risollevare l’economia del territorio calabrese.
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