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Riceviamo e pubblichiamo:
Da Seby Romeo capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale
“La protesta contro i migranti, inscenata nel quartiere di Archi, uno dei più fragili della città, riporta alla nostra attenzione quella che è la difficile condizione economica e sociale in cui versano le periferie di molti agglomerati urbani, compreso Reggio Calabria. Nello specifico, e al di là della presenza dei migranti, Archi paga anche lunghi anni di scelte sbagliate, a partire dalle politiche sulla casa che, di fatto, hanno creato solo ghetti e disagi sociali. Un quartiere difficile da vivere e sul quale il sindaco Falcomatà ha investito con costanza, fin dal suo insediamento, riuscendo a raggiungere una serie di risultati mai avuti in precedenza. Di certo, però, le scelte politiche sbagliate del passato non sono la matrice unica della condizione di difficoltà dentro la quale vivono gli abitanti di Archi, non possiamo, infatti, non porre lo sguardo sul massimo elemento di degrado: Archi è un quartiere infestato da pericolosissime cosche di ndrangheta ed i cittadini dovrebbero manifestare per pretendere la cacciata di elementi riferibili alla criminalità organizzata. La lotta di liberazione da questa asfissiante cappa di criminalità, da ogni tipo di commistione e di connivenza deve necessariamente stare al primo posto per portare a compimento una condizione di sviluppo che sia duratura e riqualificante. Una lotta congiunta che deve vedere sullo stesso fronte i cittadini, la Chiesa, le forze dell’Ordine, la Prefettura -ed approfitto per ringraziare il Prefetto, Michele Di Bari, per l’apprezzato intervento e per la sua sensibilità- il mondo della scuola e della formazione, le associazioni di volontariato. Insieme a tali organismi propongo che la Regione Calabria ed il Comune svolgano una grande assemblea, utile a stabilire, proprio insieme agli abitanti di Archi, in gran parte persone rette e per bene, una serie di iniziative e di percorsi di riscatto che aiutino il quartiere ad uscire dalla condizione di isolamento ed abbandono che avverte ormai da decenni, in linea con le politiche di contrasto alla ndrangheta sinora attuate dal presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio. Non è strumentalizzando facili impulsi razzisti che ad Archi si vivrà meglio, inutile addossare sui migranti la responsabilità del disagio quotidiano, vissuto ormai da lungo tempo. Sarà dovere delle istituzioni continuare a porre in essere politiche sociali e di assistenza in grado di ridare una prospettiva di sviluppo e di coesione sociale a questa comunità, perseguendo condizioni di convivenza civile, gettando le basi affinché la conoscenza ed il sapere diventino fonte unica di curiosità e stimolo anche per i più giovani, anche attraverso il tempo pieno negli istituti scolastici, per esempio. Così come ribadisco, ancora una volta, il necessario apporto di ognuno nell’allontanare ogni forma di criminalità da questa comunità, spezzando le catene dell’omertà e della connivenza, liberando il quartiere dal controllo delle cosche criminali, nonché l’imprescindibile rispetto delle regole per la civile convivenza e delle leggi in vigore nel nostro ordinamento, da parte dei cittadini reggini al pari dei cittadini stranieri. Nessuno può sentirsi esentato dall’osservanza delle normative vigenti, nemmeno i migranti.
Lavoriamo affinché Archi diventi simbolo di legalità e di socialità tra popoli e culture, stimolando le virtù dei suoi cittadini piuttosto che sfruttare la loro disperazione come scudo in proteste di misero valore umano, e per impedire che la destra neo fascista perpetui i danni che, con le sue trame nere, a partire dagli anni settanta, ha causato ad Archi ed a tutta la nostra città”.
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