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Riceviamo e pubblichiamo:
“É proprio vero: nella vita bisogna ricredersi. Ho sempre ritenuto Facebook uno dei tanti futili media che servono ad occupare, allietandolo, il poco tempo libero che ciascuno di noi possiede. Diversamente, ed inaspettatamente, a me ha concesso invece la possibilità di conoscere e incontrare una delle poche persone (ahimè) che ancora, in questo venale ed effimero mondo, conservano i valori e una sensibilità nobile. Parlo del Signor Enrico Longo, un ragazzo come tanti, ma che a differenza di molti non chiede né pretende la “macchinona”, non vive solo per divertirsi in giro per locali e disco di turno e non conduce uno stile di vita mondano.
Si tratta piuttosto di una “figura angelica” che non ha doppi fini se non quello di migliorare lo stile di vita delle persone meno fortunate. Votato al sociale, lotta per i diritti dei ceti meno abbienti. È il fondatore dell’Associazione “Non siamo diversi”, che da mesi opera con successo nella nostra città. Peculiare, in questa Associazione, è il suo abbracciare diversi settori, dai disabili ai malati, ai bisognosi e agli animali. Durante il nostro breve incontro il Signor Longo mi ha spiegato che il suo obiettivo è quello d’aiutare, con tutte la forza possibile e tutte le risorse disponibili, “tutti”, perché le realtà in cui ci imbatte quotidianamente a Cosenza sono davvero atroci e terrificanti. Lo scopo della sua associazione, ha sottolineato Longo, è quello di portare le problematiche dell’handicap e della disabilità alla luce, dunque non occultarle e ghettizzarle, perché non sono un castigo divino. Le persone affette dalla sindrome di Down hanno in sé una carica disarmante di affetto e semplicità rispetto a noi esseri “normali” smarriti nel vortice frenetico della vita.
Altro settore non meno importante è quello dei malati psichici, i quali non devono essere considerati una categoria di “Serie B”. Combattere pregiudizi, stimmate e violazioni dei diritti umani nei confronti di chi soffre di disturbi mentali per offrire cure e dignità è l’obiettivo di “Non siamo diversi”. Spesso, insieme all’assenza di cure, il paziente si ritrova a combattere i pregiudizi che condannano le persone con disturbi psichici e a vivere ai margini della società. Oltre alle cure e ai servizi, continua a spiegare il Signor Longo con una certa enfasi, bisogna dare un certo rilievo alla riabilitazione, ma anche al reinserimento sociale delle persone con disabilità mentale nonché agli ex detenuti e tossicodipendenti. Rilevante è stata la testimonianza raccolta di un ex detenuto seguito proprio dall’Associazione, il quale mi spiegò i diversi problemi che dovette affrontare, dopo aver scontata la pena, a causa della totale indifferenza delle istituzioni. Importante è stato e continua ad essere l’intervento dell’Associazione e il sostegno morale del Signor Longo all’ex detenuto a cui “Non siamo diversi” ha offerto una prospettiva di vita migliore fatta di cure, dignità, indipendenza e autonomia. Durante il piacevole incontro, oltre a visionare vari video in cui il Signor Longo in prima persona aiuta i bisognosi che vivono in case fatiscenti, non bisogna dimenticare le continue telefonate di persone indigenti che chiedevano cibo e alimenti vari.
Considerevole è la tematica finale che Enrico mi ha illustrato, poiché da essa ho potuto comprendere l’importanza e la sensibilità acuta che contraddistingue l’Associazione, che non abbandona nessuno, neanche gli animali in quanto anche essi sono sostanza spirituale di una comunità. Tantissimi sono gli interventi che il Signor Longo, sempre in primis, compie per il recupero diretto dei vari cuccioli abbandonati per strada e le successive cure, che nei casi più fortunati si concludono con l’adozione. Bisogna cercare di combattere il randagismo con azioni mirate che vanno dalle strutture adeguate alla sterilizzazione. Mostrare solidarietà verso gli altri vuol dire partecipare ai problemi di chi fa parte della nostra comunità, avvertire un legame affettivo altruistico che ci unisce ai nostri simili. Essere solidali spesso richiede sacrificare anima e corpo per aiutare un determinato gruppo di persone, o battersi, seguendo esclusivamente i propri ideali, non per il bene personale, ma per il bene di tutta la propria società, del mondo intero o anche solo per l’aiuto di una singola persona, perché aiutarne una è sempre un grande passo avanti per essere solidali con tutti. Se venisse a mancare questo spirito solidale ognuno rimarrebbe chiuso nel proprio egoismo e non sarebbe possibile alcuna convivenza.
In tal caso, per evitare che ciò accada, e soprattutto per migliorare il proprio operato, l’Associazione “Non siamo diversi” richiama l’attenzione del Prefetto di Cosenza e del Sindaco, arch. Mario Occhiuto, e le istituzioni comunali, attenzione che mira a far sì che l’Associazione possa disporre di una sede e strutture specifiche con annesso personale specializzato e idonee alla socializzazione delle persone disabili e al reinserimento degli ex detenuti e tossicodipendenti. Strutture per combattere il fenomeno del randagismo con relative navetta che consenta di spostare i cuccioli in altre strutture. I soldi dei tesserati e degli sponsor, spiega il Signor Longo, non bastano per autofinanziare una sede, soldi che sono investiti per la spesa alle famiglie bisognose, per pagare l’assistenza dei cani abbandonati, per i viaggi delle famiglie che spesso devono far curare i figli in strutture fuori dalla nostra regione. C’è insomma bisogno di un sostanziale aiuto. La solidarietà è un dovere primario di ogni cittadino.
Tra i numerosi compiti dello Stato figura anche l’obbligo di tutelare le diverse categorie di bisognosi. Il concetto di solidarietà oggigiorno, però, sta assumendo un ruolo sempre più marginale. Si resta spesso indifferenti ai vari problemi che sussistono, dimostrando sempre più atteggiamenti egoistici. Ciò avviene perché siamo sempre tutti assillati da una fretta frenetica, dalla ricerca del superfluo, per cui non abbiamo il tempo di riflettere sui vari episodi di dolore e tristezza che avvengono quotidianamente. Considerata la situazione attuale e il punto di indifferenza cui siamo giunti, possiamo riconoscere che il volontariato rappresenta l’ormeggio di salvezza. Esso non deve perciò essere stimato opzionale ma deve divenire uno stile di vita condiviso”. Dott.ssa Lia Calabria
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