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Lavoro Nero Calabria. La Regione calabrese nella morsa della disoccupazione e del lavoro nero.
Lavoro Nero Calabria – CGIL
La CGIL Reggio Calabria – Locri esprime preoccupazione per lo stato, indicato dal focus Censis-Confcooperative, in cui versa la Calabria nel settore del “lavoro nero”.
Infatti, la nostra Regione si trova in testa alla classifica per l’incidenza del lavoro irregolare e sommerso rispetto al Prodotto interno lordo. Con un 9,9% di lavoratori non dichiarati. Privi di tutele previdenziali, assistenziali e contributive. La Calabria si conferma ancora terra di sopraffazione e diritti negati.
Stando ai dati del rapporto, la metà dei disoccupati della crisi sconfina verso l’illegalità. Nel territorio della Città metropolitana la situazione assume contorni ancora più gravi. Basti pensare al triste primato di disoccupazione giovanile. Fanalino di coda purtroppo, anche nel tasso di occupazione.
“E’ evidente – dichiara Gregorio Pititto, segretario generale della CGIL Reggio Calabria – Locri – che l’economia sommersa ha fatto cassa sulla crisi. I lavoratori sono costretti ad accettare un lavoro ad ogni costo. A tollerare condizioni lavorative peggiorative, col salario medio orario sceso da 16 a 8 euro”.
L’economia sommersa in Calabria vale 5 miliardi e 200 milioni annui. Dunque, sottrae risorse erariali, previdenziali e addizionali Irpef pari a 1 miliardo e 800 milioni di euro.
Piaga Lavoro Nero in Calabria
La piaga del lavoro nero in Calabria non riguarda solo i lavoratori generalmente legati al fenomeno. Come gli immigrati, usati dai caporali per le raccolte stagionali, le colf o manovali edili, ma anche i lavoratori intellettuali. Sono sempre di più infatti, i giovani laureati, stagisti e precari che vengono ormai sfruttati.
“Ciò – afferma Pititto – si traduce anche in insopportabili vantaggi competitivi per le imprese che “tagliano” illegalmente il costo del lavoro. Mettendo fuori mercato le aziende che operano a norma di legge. E si traduce anche in evasione fiscale e contributiva”.
Occorre contrastare il lavoro nero ormai divenuto “stabile”. Con la realizzazione di progetti di emersione e una efficace collaborazione fra politica, organi di vigilanza, magistratura e forze dell’ordine.
“L’economia irregolare e l’economia criminale nei nostri territori, purtroppo, si presentano come un fenomeno complesso. Aggredendo il lavoro nero – conclude Pititto – si aggredisce anche la ‘ndrangheta. Si ottengono così risorse cospicue per combattere l’emergenza occupazionale. Magari, come la CGIL propone da tempo, attraverso un serio Piano straordinario per l’occupazione regionale ed uno specifico per il comprensorio della Locride”.
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