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Nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) milanese, che ha sollevato sospetti riguardo a un presunto “patto” tra le tre principali mafie italiane – Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra – in Lombardia, il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) di Milano, Tommaso Perna, ha respinto oltre 140 richieste di arresti per altrettanti indagati. Di conseguenza, il giudice ha disposto il carcere solo per 11 persone, ma non per associazione mafiosa, bensì per altri reati.
La Dda, nonostante la decisione del Gip, ha annunciato la chiusura delle indagini, continuando a contestare l’esistenza di un presunto “patto” tra le diverse mafie e ha dichiarato l’intenzione di ricorrere al Riesame per le richieste di custodia cautelare respinte.
L’ipotesi di un’intesa tra le mafie in Lombardia era stata sollevata anche dal procuratore di Milano, Marcello Viola, in un’audizione alla commissione antimafia lo scorso agosto. Egli aveva riferito che “accordi stabili e duraturi tra ‘ndrangheta, criminalità siciliana e camorra” erano emersi in recenti inchieste. Questo fenomeno rappresenta una seria preoccupazione poiché consolida una “rete trasversale” che opera soprattutto nel “settore del riciclaggio”. Queste dinamiche mafiose si basano su “interessi concreti.”
Tuttavia, l’inchiesta della Dda milanese, coordinata dal pm Alessandra Cerreti e condotta dai carabinieri, ha visto le accuse di associazione mafiosa smontate dall’ordinanza del Gip Perna. La Dda ora intende portare a processo gli oltre 150 indagati, nonostante il respingimento delle richieste di custodia cautelare, dopo aver chiuso le indagini con l’esecuzione degli 11 arresti.
Nonostante il verdetto del Gip, l’attenzione resta alta sulla possibile presenza e collaborazione tra diverse organizzazioni criminali in Lombardia, in particolare nel contesto delle attività economiche e delle appaltopoli che coinvolgono aziende affiliate. La Direzione Investigativa Antimafia aveva segnalato in una relazione precedente che i “sodalizi mafiosi” in Lombardia sembravano aver fatto accordi per influenzare assegnazioni di contratti pubblici e gestire le offerte per ottenere un vantaggio nei lavori pubblici.
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