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Anche quest’anno – non meno che negli ultimi anni – siamo chiamati come comunità ecclesiale a riflettere sul nostro essere chiesa che accoglie. E’ un’istanza che nasce dal Vangelo.“Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”. In seguito a questo annuncio dell’angelo, Giuseppe e Maria decidono di emigrare in Egitto per l’amore verso Gesù: sfuggire alle minacce del potente del tempo, il re Erode, per mettere al sicuro il proprio Figlio. Nessuno può impedire la scelta di trovare un luogo più sicuro ed accogliente per la propria famiglia ed il futuro dei figli.
In Egitto Gesù, Giuseppe e Maria trovano una terra accogliente e vi rimangono sino a quando non si verificano le condizioni per un ritorno in sicurezza nel proprio paese. Quel tempo e quei luoghi grazie all’ospitalità delle comunità che vi abitavano resero possibile alla famiglia di Nazareth di vivere il diritto di emigrare e di tornare al proprio paese. In quell’epoca si viveva l’accoglienza come sacrosanto dovere di ospitalità e lo stesso immigrato era sacro, riproducendo in sé il volto dell’invisibile Dio. Una storia emblematica che prova come l’esperienza dell’emigrazione non è legata alle contingenze, ma è una possibilità costante offerta a tutti come opportunità di vita migliore.
Da più di un secolo la Chiesa continua a celebrare la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato: è la 109a Giornata Nazionale in cui la comunità cristiana intende richiamare a se stessa il valore dell’accoglienza ed esprimere la propria generosità con un contributo economico a sostegno di ogni iniziativa di accoglienza. Un dovere oggi più impellente per dare la possibilità ad intere popolazioni di sfuggire a condizioni di persecuzioni e di guerre, a fenomeni atmosferici ed a situazioni di miseria.
La rivelazione biblica incoraggia l’accoglienza dello straniero, motivandola con la certezza che così facendo si aprono le porte a Dio e nel volto dell’altro si manifesta l’Altro. E’ attuale l’esortazione del Levitico: «Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri» (19,33-34). I migranti non sono turisti in ferie, ma fratelli e sorelle che “scappano per povertà, per paura, per disperazione”, che cercano una vita migliore lontano dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta. I loro bisogni sono conseguenza di politiche scellerate e colonialistiche che hanno sfruttato e depredato le risorse delle loro terre. Di fronte all’immigrato non è umano voltarsi dall’altra parte o chiudersi nel proprio perbenismo e indifferenza. Né è ritenere un optional ridare loro dignità e garantire la scelta se migrare o restare. I nostri tempi esigono l’impegno comune nell’accompagnare e governare nel miglior modo possibile i flussi, costruendo ponti e non muri, ampliando i canali per una migrazione sicura e regolare.
“Prenditi cura dello straniero e lo straniero di prenderà cura di te!”. Lo dico alle nostre comunità che già hanno fatto e fanno tanto per gli emigrati. La realtà corrente fa registrare la preziosa presenza di immigrati bene inseriti nelle nostre comunità. Tanti servizi e attività lavorative sono assicurati da loro. Senza di loro si creerebbe un vuoto enorme. C’è un’economia che non andrebbe più avanti. Le nostre scuole impreziosite dalla presenza dei figli di immigrati si svuoterebbero. La loro presenza nei banchi di scuola realizza concretamente un’esperienza di inclusione sociale che rende la nostra società multiculturale e più ricca. Energie nuove in una società che registra un costante calo demografico. Vivremo quest’anno la Giornata diocesana del migrante e del rifugiato a Camini. Sono vari momenti e scambi interculturali organizzati dall’Ufficio diocesano Migrantes. Tanti migranti accolti in diverse comunità parrocchiali e strutture associative si uniranno nel cantare il brano musicale “Tocca a te” (Armando Quattrone):
“Da Camini ci mettiamo in cammino Pasito pasito cambiamo il destino Tocca a te dare un salvagente Tocca a te amare tutta la gente Tocca a te allungare la mano Tocca a te dire forte ti amo * Tocca a te tirare i rigori Nessuno espulso, nessuno fuori A che ti serve avere milioni Se batti al ritmo di mille cuori Tocca a te diversamente uguale Cantare insieme, insieme cambiare Tocca a te dare voce ai cuori Tocca a te non sentirsi mai soli Tocca a te non restare a guardare Anche tu un giorno puoi naufragare E m’è dolce in questo mare Se ci sei tu ad aspettare”.
Il sogno della nostra Chiesa è impegnarci ogni giorno nel costruire “una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno”. Ogni piccolo contributo e gesto di aiuto che le comunità parrocchiali ed i singoli fedeli e associazioni sapranno fare sono manifestazioni dell’amore gratuito di Dio, «che è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo» (Rm 5,5). Il Signore ci benedica e dia sostegno ad ogni nostra intenzione di bene.
Locri 20 settembre 2023
Francesco OLIVA
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