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Sarà un lungo fine settimana di saluti sulle spiagge della Jonica.
Gente che ritorna al Nord perché ha finito le ferie, oppuru finìu ‘i sordi. O magari finìu ‘i giga.
Famiglie che rientrano, lasciando i luoghi natii – parru ‘bbonu, no? – ma soprattutto i lunghi e struggenti addii dei tanti amori nati in riva al mare, fra un divieto di balneazione, un serfi cu ‘u mussu a culu ‘i jaddìna e ‘na scorcia i mulùni.
Amori sbocciati dopu quattru casci ‘i birra Grafenwalders d’u Lidl, sopravvissuti alla tragica scoperta che a lei piacciono le canzoni di Madame, nonostante riesca a capirne tutte le parole.
Di Fortunato Tripodi
Amori apparentemente destinati a durare oltre l’eternità, ma costretti a titubare quando lui le ha detto: “Stasira jamu chi c’è a tarantella in piazza”. Per venti sere consecutive.
Amori partiti a gonfie vele e che, fra poco tempo, di gonfio, non avranno solo le vele.
Amori che si lasciano, costretti a dirsi addio, scambiandosi qualche braccialetto ‘i 4 euri.
Amori che si separano, con millemila promesse di non lasciarsi mai più, di sentirsi, di chiamarsi e di rivedersi prima possibile: “Ti chiamo io” – “No, ti chiamo io…” – “No, voglio chiamarti prima io” – “Vabbonu fa chi cazzu vòi…”!
Storie che oggi si chiamano “amori” e che fra qualche giorno si chiameranno “ha mòriri”…
Amori che, fatalmente, dureranno meno ‘i Gilardino supr’a panchina d’u Genoa…
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