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Francesco Stillitano dal 2009 fa parte dei “Kalavria”, noto gruppo musicale calabrese al quale va il merito di aver creato un ponte immaginario tra passato e futuro,tra musica tradizionale e nuovi suoni.
In questa realtà, Francesco, cura in maniera minuziosa tutta la parte etnica del complesso costruendo un linguaggio comune sia in merito alle origini e alla storia dello strumento che alle sue possibilità musicali.
In ogni sua esibizione mostra il continuo studio fondato sul recupero e la valorizzazione delle memorie viventi e di tutte quelle fonti storiche-iconografiche che non obbediscono alle regole e alle dinamiche delle mode.
“La musica in realtà non è altro che l’armonia dell’anima: può nominare l’innominabile e comunicare l’inconoscibile – afferma Francesco Stillitano – l’abilità di un bravo musicista è di trovare il punto di transizione tra voce e strumento trascinando il pubblico in quelle sonorità cariche di pathos. Ma anche aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori e io provo in ogni mia composizione a spezzarlo”.
Pur essendo ancora molto giovane, la sua travolgente capacità artistica non è indifferente agli addetti ai lavori e al pubblico che lo segue nelle sue trasferte per la Penisola dove porta fiero le tradizioni, la storia, le sonorità della riva dello Stretto.
La sua continua ricerca volta a scoprire nuovi ed antichi strumenti della tradizione popolare, molti dei quali costruiti dallo stesso padre (in particolare la lira calabrese), gli permettono di recuperare e reinterpretare antiche melodie particolarmente apprezzate oggi dai giovani.
“Ho imparato che la musica è un fluido in divenire, un linguaggio evanescente – conclude Francesco – Chi la ascolta e la suona entra in un’altra vita, in un altro tempo ma soprattutto, è un mezzo che quando colpisce dentro non ti fa sentire dolore ma un immenso piacere”.
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