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La Calabria ha solo un mese per attenersi «agli obblighi imposti dalla legge di stabilità in materia di individuazione degli enti di governo d’ambito per la gestione del servizio idrico sul territorio (ex Ato)». Il rischio alto che si corre è il commissariamento del settore del trattamento delle acque e della depurazione.
La Calabria è in coda alla lista delle regioni italiane per qualità della depurazione delle acque dei Comuni. Troppi sono ancora gli impianti obsoleti, malfunzionanti o incompleti, tanti quelli sottoposti a sequestro per anomalie e irregolarità. Sembra quasi impossibile scampare il commissariamento, e ad avallare la necessità di apporre la firma al decreto per la sua attuazione, ci sono le sanzioni dell’Unione europea per il mancato superamento delle criticità ambientali create dall’inquinamento di fiumi, torrenti e anche del mare. Sono ben tre le procedure d’infrazione con relativa condanna 2004/2034, 2009/2034 e la numero 2014/2059, per la violazione della medesima direttiva.
È questo il periodo in cui ci si ricorda che la Calabria non ha e non avrà ancora per tanto tempo, “un mare da bere”. Un problema annoso ma per il quale si potrebbero individuare specifiche responsabilità. Ne ha fin troppe la classe politica, di ieri e di oggi.
Troppo spesso disattenta rispetto alla corretta gestione delle acque e a quanto pare per niente consapevole di quanto un’ottimale gestione della depurazione sia necessaria tanto per l’ambiente quanto per la salute dei cittadini. Eppure di soldi anche da parte dell’Europa ne sono arrivati e non pochi. Per i periodi 2000-2006 e 2007-2013 i programmi regionali della Calabria, cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), hanno stanziato 197 milioni di euro per progetti relativi al trattamento delle acque reflue in Calabria, così come ci informava ad agosto scorso la Commissione in seguito ad una mia interrogazione. Nonostante questa pioggia di finanziamenti poche sono state le reali opere terminate o avviate.
Nonostante il quadro dal punto di vista ambientale sia totalmente fallimentare, Oliverio nella sua mini giunta non ha previsto un assessore all’ambiente, ruolo primario viste le diverse emergenze sia dal punto di vista dei depuratori che dello smaltimento dei rifiuti. Bisognerà aspettare il famoso nuovo statuto tanto invocato dal neo governatore della Calabria e nel frattempo l’unica certezza è che dal primo gennaio l’Italia si trova a pagare una sanzione di 21 milioni di euro i quali evidentemente aumenteranno il prossimo anno.
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