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L’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte ha avviato azioni dirette alla tutela dell’ululone appenninico (Bombinapachypus), anfibio endemico dell’Italia peninsulare, la cui presenza è ristretta alla catena appenninica, dalla Liguria fino all’Aspromonte.
Il Parco Nazionale dell’Aspromonte, attraverso le indicazioni del Direttore Tommaso Tedesco e l’impegno del Servizio Tecnico e per la Biodiversità guidato dal dott. Antonino Siclari, unitamente al Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia, ha avviato, nel corso di quest’anno, un’attività di indagine e di campionamento della popolazione presente all’interno del Parco e nelle aree limitrofe. Dai primi rilievi emerge una situazione confortante in relazione al numero di siti, di presenza e consistenza numerica delle popolazioni individuate.
Seguendo il protocollo prestabilito, si sta procedendo al prelievo di campioni biologici per la successiva analisi di laboratorio sulla presenza del chitridiomicete patogeno Batrachochytriumdendrobatidis, al fine di verificare la risposta biologica dell’ululone aspromontano al suddetto patogeno, considerato causa della drastica diminuzione numerica della specie nel resto d’Italia.
I dati positivi,sino ad ora acquisiti, hanno spinto i due partner istituzionali a prevedere un ampliamento delle attività di indagine sulle popolazioni, presumibilmente le uniche demograficamente stabili per questa specie. Si è deciso di intervenire con un articolato piano di ricerca finalizzato alla conservazione della specie, da svolgersi presso l’area del Parco Nazionale d’Aspromonte, ed organizzato in quattro fasi: monitoraggio ed aggiornamento delle conoscenze sui siti riproduttivi; studio della struttura genetica dei popolamenti del Parco ed identificazione della composizione ottimale degli stock di riproduttori per successivi interventi di reintroduzione; valutazione dei parametri immunologici e del microbioma epidermico nelle interazioni ospite-patogeno; allestimento di un centro pilota per azioni di conservazione ex-situ.
A conclusione delle quattro fasi di lavoro previste, saranno dunque disponibili tutte le informazioni necessarie a predisporre tempestivi ed efficaci interventi di conservazione attiva, anzitutto per le popolazioni residenti nell’area di studio, ma a tutto vantaggio di popolazioni residenti anche in altre porzioni dell’areale.
Al fine di verificare la fattibilità dell’allevamento ex situ, l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte ha previsto la realizzazione di un’area presso l’Osservatorio della Biodiversità di Cucullaro, ove saranno costruite 4 pozze artificiali in cui allevare i primi soggetti in via sperimentale.
Le azioni intraprese dall’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte nascono dagli stimoli forniti dalle più recenti indagini svolte nel 2013 per la compilazione della Lista Rossa dei Vertebrati Italiani e per il Terzo Rapporto per la Direttiva Habitat, in cuiviene segnalata una riduzione numerica degli individui adulti di ululone appenninico tra il 50 e l’80% negli ultimi 10 anni e le popolazioni vengono descritte come in “cattivo stato di conservazione”.
In linea con quanto previsto dalla Strategia Nazionale per la Biodiversità appare dunque improrogabile un impegno concreto indirizzato ad invertire il trend osservato e ad inaugurare una fase di gestione attiva delle popolazioni di questa specie, impegno che l’Ente presieduto da Giuseppe Bombino si è assunto con immediatezza e convinzione.
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