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Sono 636, stando all’ultimo aggiornamento presente sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale, le amministrazioni pubbliche tra comuni, istituti, parchi e consorzi calabresi, che non hanno comunicato le basi di dati utilizzate. Questo procedimento è fondamentale per attivare quei meccanismi di trasparenza e di condivisione degli Open Data, che oggi più che mai sono necessari ed urgenti per ridare fiducia ai cittadini nelle istituzioni e fare chiarezza su come vengono impegnati i soldi di cittadini ed imprese.
Trasmettere quali database sono usati e con quali applicazioni è il primo passaggio per attivare quei processi di digitalizzazione, troppo spesso sbandierati e poi non applicati nel quotidiano, che favoriscano poi la trasparenza amministrativa.
“È impensabile parlare di sviluppo e banda larga – evidenzia Camillo Nola, Presidente di Confcooperative Calabria – se poi si rallentano spesso volutamente quelle prassi che possono aiutare i cittadini e le imprese a capire quali sono le reali condizioni delle istituzioni con cui spesso si interfacciano e operano. Spero che queste amministrazioni in tempi brevi forniscano le informazioni necessarie a garantire la digitalizzazione dei dati e poi la loro fruizione come Open Data. Può sembrare un aspetto marginale, ma avere dati chiari ed aggiornati oggi più che mai aiuta a comprendere le reali problematiche dei territori e a limitare quei fenomeni che in questi giorni hanno portato a decine di arresti a Roma e che quotidianamente macchiano la vita di tanti comuni”
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