Calabria, Coldiretti richiede riconoscimento calamità naturale

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Lo scorso 3 dicembre, come si ricorderà, l’eruzione dell’Etna provocò uno spargimento di cenere vulcanica nel territorio della Provincia di Reggio Calabria; ad essere colpita fu in particolare l’area dello Stretto e della Piana di Rosarno – Gioia Tauro e il negativo evento, arrecò danni alle colture agrarie: aranci, clementine, mandarini, bergamotti, limoni.

La coltre di cenere-polvere vulcanica si depositò sui frutti, creando una patina nera non gradita dai consumatori, poichè fortemente abrasiva con conseguenti danni presenti e futuri, provocati al frutto durante la raccolta e lavorazione. Su impulso della Coldiretti  l’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, svolse i necessari sopralluoghi e trasmise gli atti alla Regione Calabria – Dipartimento Agricoltura. La Regione Calabria ha ritenuto che  “non era  possibile riconoscere lo stato di calamità poiché le ceneri vulcaniche non sono identificate come “calamità” atteso che non sono più contemplate negli eventi dei Piani Assicurativi Agricoli Nazionali: da ciò la non attivabilità delle procedure di accesso al Fondo di Solidarietà Nazionale in Agricoltura”.

A seguito della negata possibilità da parte della Regione Calabria di riconoscimento della calamità, la Coldiretti ha svolto un idoneo e pertinente approfondimento dal quale risulta che “la normativa sugli interventi compensativi non prevede che la individuazione degli eventi sia stabilita nel Piano Assicurativo. Anzi la disciplina è  fondata sul principio inverso: se un evento non è previsto fra quelli assicurabili può darsi corso agli interventi compensativi. La definizione dei medesimi comunque resta  di competenza delle Regioni. Alla luce di queste risultanze, Pietro Molinaro, Presidente della Coldiretti Calabria, ha scritto una lettera al Presidente Oliverio chiedendo che  la Giunta Regionale formalizzi apposito provvedimento per il riconoscimento della calamità naturale sulla stregua di altri eventi che hanno interessato il territorio calabrese e non si penalizzi l’agrumicoltura reggina”.

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