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La bozza di decreto ministeriale di redistribuzione delle sedi dirigenziali di II fascia del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – di imminente approvazione – prevede la cancellazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Calabria meridionale (Reggio Calabria e Vibo Valentia). Altrove – con la sola eccezione dell’ufficio dirigenziale di Arezzo – le riduzioni sono il risultato dell’accorpamento delle competenze ora divise tra uffici di tutela del patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e architettonico e paesaggistico.
La Regione Calabria può annoverare non solo beni archeologici di rilevante interesse e ancora in gran parte da valorizzare, ma anche numerosi beni architettonici e paesaggistici, meno noti solo per mere ragioni contingenti. Nonostante il non troppo elevato numero di vincoli paesaggistici apposti con decreto (67), si rileva infatti una notevole superficie di vincoli ope legis, determinata dalle caratteristiche naturali del territorio: montagne sopra i 1200 metri, boschi, numerosissimi corsi d’acqua di particolare suggestione visiva, tipici della regione calabrese (le fiumare), che hanno contribuito con il loro apporto di materiale litoide alla creazione di tratti singolari e identitari di paesaggio, uno sviluppo di coste marine pari al 10% di quello nazionale. Le stesse montagne calabresi sono un singolare tratto della catena alpina, come rilevano i geologi sottolineandone l’importanza.
Anche il patrimonio monumentale, vincolato o comunque sottoposto alle norme di tutela del Codice risulta consistente. Tra i beni identitari, presenti in particolare nella zona meridionale della regione, si sono i borghi abbandonati, devastati dai terremoti e conservatisi integri e fermi nel tempo per l’allontanamento della popolazione a seguito delle calamità a favore delle coste, costituiscono un tesoro che solo da pochi anni ci si accinge a valorizzare con lo studio e i progetti di restauro. Castelli, palazzi, strutture produttive d’epoca, chiese, monasteri bizantini di grande suggestione che hanno nella Calabria meridionale una particolare versione rupestre, attendono un’opportuna valorizzazione, ma soprattutto necessitano dell’attenta tutela perché sempre a rischio di perdita dei loro valori per l’incuria e i problemi economici.
Fino al 2009 in Calabria c’era un solo ufficio dirigenziale di tutela dei beni architettonici e paesaggistici, e un altro per i beni storici e artistici, ubicato a Cosenza, a distanza notevole da molti dei luoghi tutelati, in una regione caratterizzata dalla carenza di infrastrutture viarie di servizi di mobilità pubblici. Per queste ragioni il lavoro di tutela non è sempre stato svolto con la dovuta cura e molte istituzioni pubbliche (enti territoriali, enti ecclesiastici, prefetture, uffici statali e regionali per le opere pubbliche, Università), oltre che gli operatori economici e gli ordini professionali dei tecnici hanno avvertito positivamente l’istituzione di questo Ufficio, in un territorio è quanto mai opportuna la massima sinergia e la presenza capillare dello Stato.
L’istituzione della Soprintendenza Beni Architettonici e Paesaggistici per la Calabria meridionale (Reggio e Vibo V.) ha determinato un notevole miglioramento nei rapporti con questi soggetti; sono stati avviati lavori di restauro attesi da anni (alcuni finanziati con fondi strutturali europei), sono stati aperti tavoli tecnici per la trattazione di temi di tutela e restauro, sono state sottoscritte
convenzioni con l’università e firmati protocolli d’intesa con gli enti locali per sopperire alle lacune esistenti nella pianificazione paesaggistica e negli strumenti di tutela locali.
L’Ufficio evade le pratiche anche prima della scadenza dei tempi di legge, presenzia alle riunioni tecniche e alle Conferenze dei Servizi, collabora con i comuni e le province (titolari del rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche) assicurando la presenza negli organismi collegiali istruttori e decisori, non sfugge alle occasioni di confronto costruttivo, sorveglia l’esecuzione dei lavori sui beni vincolati. La presenza della Soprintendenza diventa indispensabile quando è necessaria l’istruttoria e l’autorizzazione di progetti sottoposti a finanziamenti pubblici, dove è spesso richiesta la tempestività nel rilascio dei provvedimenti atti autorizzativi e la successiva presenza a fianco dei tecnici locali per la più corretta esecuzione dell’opera.
Con l’Università Mediterranea, che a sede a Reggio Calabria, e dove una facoltà di architettura e tante discipline afferenti all’attività dell’ufficio, sono state sottoscritti protocolli di collaborazione, attivate iniziative di studio, siglate convenzioni per stages formativi. Anche con l’università di Messina e Catania sono stati avviati rapporti.
Non meno importante – si ritiene – è l’attività di sensibilizzazione sulla tutela e salvaguardia dei beni paesaggistici e monumentali, svolta nelle scuole di ogni livello.
A tutto questo va aggiunta la particolare situazione di molti comuni delle due province, spesso commissariati per lo scioglimento dei consigli comunali, dove la presenza della soprintendenza, con lo sguardo vigile ma distaccato, consente di sorvegliare le trasformazioni del territorio, al fine di garantirne la qualità e la compatibilità con i valori paesaggistici presenti.
La cancellazione della soprintendenza di Reggio Calabria e Vibo V. costituirebbe una grave privazione per il territorio della Calabria meridionale, che ci riporterebbe indietro di oltre 20 anni, e un indubbio segnale negativo agli occhi dei cittadini di questo delicato territorio e di tutti gli operatori economici locali.
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