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Riceviamo e pubblichiamo da Associazione Culturale Jonica
“Non appena resa pubblica la notizia che L’Isis intendeva invadere Roma, il governo ha dato subito mandato al Genio Guastatori ANAS di bloccare le vie di comunicazione per impedire a quei barbari di risalire la penisola.
L’organizzazione filogovernativa, forte dell’esperienza acquisita nel far crollare i viadotti, come ad esempio l’ultimo di qualche giorno fa in Sicilia (quello appena inaugurato di “Scorciavacca”), ha pensato bene, per risolvere il problema, di farne venire giù uno di grande impatto mediatico: quello cosiddetto Italia (il più alto della Nazione).
L’operazione, di grande finezza strategica, impedirà efficacemente l’ipotetica avanzata degli invasori, perché, come si sa, quella è l’unica valida via di collegamento tra il Sud e Roma.
Quelli dell’Isis, ben consapevoli che intricarsi nelle tortuose vie interne, provinciali o statali, significherebbe per loro perdersi per sempre nelle campagne ed essere sbranati dai lupi, resteranno così bloccati sul “bagnasciuga” calabrese (citazione Mussoliniana al posto di “battigia”).
Ora seriamente nel merito del fatto.
Purtroppo nel crollo ha perso tristemente la vita un operaio. Un operaio che non era dipendente dell’ANAS, perché come è noto, la società prende i soldi (dei contribuenti), in regime di ditta privata, ma il lavoro lo fa fare ad altri, ad un prezzo inferiore, intascando la differenza. Questa perversa consuetudine fa sì che la ditta che realizza l’opera, è spesso costretta a risparmiare su tutto, anche sui materiali e sulla sicurezza.
Questa perversa consuetudine sarà applicata anche per la realizzazione degli inutili 38 km del 3° Megalotto Roseto – Sibari, che, pur con un costo stratosferico di un miliardo e duecento milioni (con sei o sette viadotti), oltre a distruggere ambiente ed archeologia (che a chiacchiere tutti dicono di voler valorizzare), finirà per rimpinguare solo (sic?) le casse dell’ANAS”.
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