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L’istituzione del Parco Nazionale dell’Aspromonte ha rappresentato un momento importante per la tutela di uno degli ambienti naturali più interessanti d’Italia, dove la variabilità geomorfologica, climatica, floristica e vegetazionale si manifesta nel territorio attraverso una grande ricchezza naturalistica, una biodiversità di assoluta qualità, una molteplicità di paesaggi esclusivi.
Il Parco, sin dalla sua nascita, ha ricercato forme di dialogo e interazione con le popolazioni aspromontane, con la consapevolezza che attraverso la volontà e l’impegno dei suoi abitanti si può preservare l’Area Protetta. Da ciò è scaturito un paziente lavoro di illustrazione, spiegazione, chiarimento.
L’Ente, al fine di rendere intellegibile il territorio, ha fornito, mediante l’apposizione di tabelle informative, le modalità con cui le diverse zone possono essere fruite.
Nelle zone di riserva integrale, Zona A, è vietata qualunque attività antropica, ivi inclusa la raccolta di funghi epigei e di ogni prodotto del bosco e del sottobosco; analoga previsione, inoltre, è rinvenibile nell’ambito dell’art. 8 (Divieti di raccolta) della Legge Regionale 30/2001, secondo cui la raccolta dei funghi epigei è vietata, salva diversa disposizione dei competenti organismi di gestione […].
L’esplicitazione delle regole, che prevedono, tra l’altro, il divieto di raccolta dei funghi o di altre attività non compatibili con l’ esigenza di preservare i delicatissimi equilibri riconosciuti dalla citata legge dello Stato, insiste su una superficie pari soltanto al 3% di tutto il territorio montano della Provincia.
I criteri di gestione delle risorse floristiche e vegetazionali presenti all’interno del territorio del Parco debbono seguire gli obiettivi previsti dalla legge quadro (L.394/1991) e dalle convenzioni sulla conservazione della biodiversità (Conferenze UNCED di Rio, 1992 e di Helsinki, 1993) che prevedevano la tutela delle risorse naturali in quanto di interesse generale di tutta la collettività, riorientamento nella gestione dei sistemi forestali; arricchimento delle conoscenze scientifiche per l’ elaborazione e la verifica di nuovi modelli di gestione; attenzione nei riguardi delle tradizioni e degli interessi delle popolazioni locali.
L’obiettivo primario, dunque, da perseguire è la tutela delle risorse naturali, in quanto di interesse per tutta la collettività.
In Aspromonte non esistono “aree naturali” se intese come aree libere dalla influenza umana. I boschi dell’Aspromonte sono stati utilizzati fin dall’epoca romana. Le proprietà forestali comunali, che interessano molti dei migliori boschi, anche in presenza di un piano di assestamento, sono state gestite in modo occasionale con interventi più di natura economica anziché colturale.
Il patrimonio faunistico del Parco Nazionale d’Aspromonte può essere considerato cospicuo: tra questi rientrano circa 140 specie di vertebrati, tra i più rappresentativi gli uccelli.
La funzione primigenia e intrinseca di ogni area protetta è sostanzialmente quella di preservare i processi naturali.
Il Piano del Parco dell’Aspromonte consta di diverse Aree: Aree di riserva integrale: Zona A; Aree di riserva generale orientata: Zona B; Aree di protezione: Zona C; Aree di promozione economica e sociale: Zona D; Aree speciali: Zone Cs e Ds.
La disciplina delle suddette aree discende dall’applicazione del comma 2, art. 12 L. 394/91. Le Zone A sono aree di riserva integrale, nelle quali l’ambiente naturale è conservato nella sua integrità e cioè nella totalità dei suoi attributi naturali. Le zone di riserva integrale sono prevalentemente reperite tra quelle di valore naturalistico più elevato ovvero tra quelle che più si avvicinano alle condizioni di equilibrio naturale. Le Zone B sono aree di riserva generale, nella quale l’obiettivo è la rinaturalizzazione. Le Zone C sono aree di protezione, nelle quali sono ammesse costruzioni e trasformazioni del territorio rivolte specificatamente alla valorizzazione dei fini istitutivi del Parco come le strutture turistico ricettive, culturali, aree di parcheggio, agricoltura biologica,etc. Le Zone D costituiscono le aree di promozione economica e sociale altamente antropizzate. Nell’ambito delle suindicate zone omogenee sono individuate delle Aree speciali, rispettivamente indicate come Zone Cs e Ds.
Le Zone speciali sono caratterizzate dal loro inserimento all’interno di Zone omogenee di diversa classificazione.
Nella zona A del Parco d’Aspromonte, così come in quella degli altri Parchi italiani, l’obiettivo che la collettività deve perseguire è la preservazione di tutti i sistemi forestali, che debbono essere lasciati alla libera evoluzione eliminando qualsiasi influsso antropico: pascolo, interventi selvicolturali, attività ricreative e didattiche.
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