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Tutto è pronto, al santuario diocesano di Nostra Signora dello Scoglio, fondato da Fratel Cosimo, oltre mezzo secolo fa, per accogliere i pellegrini che affluiranno l’undici febbraio dove, come ogni anno, si svolgerà l’incontro speciale di preghiera per gli ammalati e i sofferenti. A presiedere le sacre funzioni sarà, come sempre, il vescovo della diocesi di Locri – Gerace, monsignor Francesco Oliva.
Nel pomeriggio di domenica undici febbraio Fratel Cosimo effettuerà una evangelizzazione e dopo la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo, eleverà al Signore una preghiera di intercessione per la guarigione dei malati e dei sofferenti. I sacerdoti saranno disponibili, per le confessioni, sin dalle prime ore del mattino. Quest’anno, le autolinee Federico, che svolgono il servizio pubblico di collegamento dalle varie località al santuario, hanno attivato una corsa che partirà alle ore 13:30 dalla stazione di Roccella Ionica; alle ore 13,40 dalla stazione di Caulonia Marina, per giungere al santuario prima dell’inizio delle funzioni pomeridiane, previsto per le ore 14:30. “Quest’anno viene celebrata la XXXII giornata mondiale del malato” – ha espresso il coordinatore generale del santuario, il dott. Giuseppe Cavallo, che ha ricordato una parte del messaggio del Santo Padre Francesco, per l’occasione: «Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). Fin dal principio, Dio, che è amore, ha creato l’essere umano per la comunione, inscrivendo nel suo essere la dimensione delle relazioni.
Così, la nostra vita, plasmata a immagine della Trinità, è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole. Siamo creati per stare insieme, non da soli. E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria. Penso ad esempio a quanti sono stati terribilmente soli, durante la pandemia da Covid-19: pazienti che non potevano ricevere visite, ma anche infermieri, medici e personale di supporto, tutti sovraccarichi di lavoro e chiusi nei reparti di isolamento. E naturalmente non dimentichiamo quanti hanno dovuto affrontare l’ora della morte da soli, assistiti dal personale sanitario ma lontani dalle proprie famiglie.
Allo stesso tempo, partecipo con dolore alla condizione di sofferenza e di solitudine di quanti, a causa della guerra e delle sue tragiche conseguenze, si trovano senza sostegno e senza assistenza: la guerra è la più terribile delle malattie sociali e le persone più fragili ne pagano il prezzo più alto.”
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