Al Santuario dello Scoglio “la giornata per la cura del creato”

La preghiera di intercessione di Fratel Cosimo

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Nel santuario di Nostra Signora dello Scoglio, alla presenza di molti pellegrini, provenienti da varie regioni italiane, e anche dall’estero, in Santa Domenica di Placanica, è stata celebrata, sabato 4 Novembre 2023, la “Giornata diocesana di preghiera per la cura del creato” . Fratel Cosimo, il fondatore della rinomata opera mariana, ha tenuto una evangelizzazione, che riportiamo qui di seguito, e, dopo la santa Messa, alla presenza del Santissimo sacramento esposto all’adorazione dei fedeli, ha elevato una preghiera di intercessione, per la guarigione dei malati e dei sofferenti: “Un saluto di pace e di ogni bene a tutti voi cari fratelli e sorelle. Oggi, in questo primo sabato di novembre offriamo la nostra preghiera per la salvaguardia di tutto il creato. Preghiamo affinché il Signore illumini il cuore di coloro che operano a danno della creazione e anche a discapito dell’uomo che ne soffre le conseguenze.

Questo nostro incontro oggi ci richiama non solo a pregare per la cura e la salvaguardia del creato ma anche per la pace nel mondo, affinché cessino le guerre in atto e il mondo possa vivere nella giustizia, nell’amore e nella pace, perché ovviamente non ci può essere giustizia senza pace, né pace senza giustizia. Dice la Parola di Dio nel Salmo 85 ai versetti 11 e 12: “Amore e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo”. Ed ora con questi sentimenti di giustizia, di amore e di pace, che noi oggi auguriamo per tutto il mondo, vogliamo accogliere con semplicità e umiltà nel nostro cuore, la Parola del Signore tratta dal Vangelo di Matteo c. 23 a partire dal v. 10 fino al v. 12: “Disse Gesù: Ma voi non fatevi chiamare rabbì perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare guide, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”.

Fratelli e sorelle, abbiamo ascoltato quanto Gesù ci insegna nel Vangelo di Matteo, e dobbiamo fare attenzione a non lasciarci dominare dall’orgoglio perché Gesù, in modo chiaro e determinato, dice: “Uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli”. Egli nel pronunciare queste parole si identifica come l’unico e assoluto maestro, e lo è senza alcun dubbio, ed ogni figlio di Dio, cioè ognuno di noi deve definirsi fratello, l’uno dell’altro, senza innalzarsi e assumere un ruolo superiore che non gli compete, come hanno fatto i farisei di un tempo. Quindi, tutti coloro che come i farisei oggi cercano di innalzare se stessi, un giorno saranno abbassati, cioè umiliati, come dice il Signore. Al contrario per i cristiani, coloro che seguono Gesù Cristo e che allo stesso tempo si abbassano umilmente nel servizio verso il prossimo, cioè verso i fratelli e le sorelle, questi un giorno saranno innalzati. L’apostolo San Paolo nella sua Prima Lettera ai Corinzi c. 1 versetti 26 – 27 afferma: “Infatti fratelli non ci sono tra di voi molti sapienti, ne molti nobili; ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti”.

Ora se noi prendessimo veramente in considerazione le parole di San Paolo, dovremmo assumere un comportamento umile, e non un comportamento orgoglioso e superbo. Ribadisco ancora quanto abbiamo ascoltato dal Vangelo: “Chiunque si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”. Miei cari in Cristo, domandiamo a noi stessi: da chi vogliamo essere innalzati? Dal Signore o dagli uomini? Riflettiamoci, è molto importante questo. Ciascuno di noi si dia la propria risposta. Io penso che, al giorno d’oggi, si desidera più essere innalzati dagli uomini che non dal Signore. Nella Lettera di San Giacomo apostolo al c. 4 v. 10 sta scritto: “Umiliatevi davanti al Signore ed Egli vi innalzerà”. Umiliarsi significa ubbidire a Lui, al Signore, significa essere sempre consapevoli delle proprie debolezze e fragilità, per poter chiedere il suo aiuto e il suo soccorso. Tutto questo comporta anche confessare ed abbandonare il peccato. Allora quando il Signore vede questo nostro atteggiamento di umiliazione, intendiamoci con sincerità da parte nostra, potremmo realmente aspettarci il suo innalzamento. Teniamo però presente che c’è anche l’altro lato della medaglia: “Chi si innalza sarà abbassato”. Purtroppo dobbiamo dire che l’orgoglio dell’uomo è qualcosa di molto negativo, perché invece di innalzare l’uomo, lo abbassa sempre di più. Proprio come dice il profeta Isaia nel suo Libro al c. 2 v. 11: “Lo sguardo altero dell’uomo sarà umiliato, e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato”. Davanti al Signore se vogliamo, non ci si può stare assumendo un comportamento orgoglioso e superbo.

Non dimentichiamo che il nemico di Dio, cioè il diavolo, è stato precipitato dal cielo sulla terra proprio per l’orgoglio e la sua superbia. Quindi teniamo sempre presente che lo spirito di orgoglio e lo spirito di superbia provengono dal diavolo, sono frutto del diavolo. Cari fratelli e sorelle, non lasciamoci mai prendere dallo spirito della superbia e dell’orgoglio, ma cerchiamo di vivere nell’umiltà e nella semplicità, prendendo esempio dalla Vergine Maria, della quale leggiamo nel Cantico del Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. La Vergine Santissima, Nostra Signora dello Scoglio, ci aiuti ad imitarla nella sua umiltà e nelle sue virtù, e a ritenerci sempre dei servi inutili. Dite Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.”

Sua Eccellenza il vescovo della Diocesi di Locri – Gerace, monsignor Francesco Oliva, nella propria seguita e illuminante omelia, ha espresso:
“Oggi celebriamo in questo Santuario diocesano la Giornata di preghiera per la cura e la custodia del creato. E’ un’occasione per il ringraziare Dio per il dono del creato, un dono per tutti e non solo per alcuni. Tutti devono poter beneficiare del meraviglioso giardino nel qual Dio ha posto l’uomo e la donna. Eppure tanto s’è abusato di esso: da amministratori e custodi di questo giardino ci si è trasformati in dominatori. Papa Francesco invita ad una “conversione ecologica”, a rinnovare il rapporto con il creato, che non va considerato oggetto da sfruttare, ma, al contrario, da custodire come dono sacro del Creatore. Partendo dalla grata ammirazione del Creatore e del creato, siamo chiamati ad adottare stili di vita con meno sprechi e meno consumi inutili, soprattutto laddove i processi di produzione sono tossici e insostenibili. Occorre essere il più possibile attenti alle nostre abitudini e scelte economiche, così che tutti possano stare meglio e godere di una buona qualità della vita.

Urge collaborare nella creazione di Dio attraverso scelte positive, facendo un uso il più moderato possibile delle risorse, praticando una gioiosa sobrietà, smaltendo e riciclando i rifiuti, ricorrendo ai prodotti e ai servizi sempre più disponibili che sono ecologicamente e socialmente responsabili. Tutti gli uomini, nella Creazione, sono chiamati a “coltivare e custodire il giardino” a immagine di Dio, vicariando la sua potestà di amore e di sollecitudine (cfr. Genesi 1,27-28; 2,15). Parimenti, quanti hanno responsabilità sulle persone (politici, amministratori, guide spirituali) hanno il compito di custodirle e orientarle sul modello di Dio, «Re grande», «unico Padre» di tutti noi (Malachia 1,14.2,10; Matteo 23,9). Spesso Gesù richiama all’osservazione della bellezza del creato: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre… Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.” (Matteo 6, 26.29). Gesù era osservatore attento della natura, un vero contemplatore delle meraviglie di Dio. Ne coglie la bellezza, il riferimento al Creatore. Esalta l’ecologia umana, quella che riguarda la cura delle relazioni. Il testo del profeta Malachia richiama il fondamento di ogni relazionalità: “Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?” Nel brano del Vangelo ritorna lo stessa concetto: “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli”.

“Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è la vostra Guida, il Cristo”. Allo stile della fraternità non si addice l’ipocrisia, espressione di origine greca che richiama l’attore, il teatrante che recitando una parte indossa una maschera. Tutte le opere gli ipocriti le fanno per essere ammirati: essi sono cultori dell’immagine, si compiacciono dei primi posti, dei saluti sulle piazze, degli applausi… Ma il loro cuore è assente, altrove. Recitano e sanno far finta, sono personaggi finti più che persone. Gesù ne svela la falsità, servendosi del comportamento dei sacerdoti dell’Antico Testamento: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno”. Quanto male fanno al Vangelo le incoerenze e falsità! Che pessima pubblicità fanno a Dio anche i cristiani, quando rispettano in apparenza i comandamenti, ma li rinnegano nella quotidianità.

A che serve portare delle croci d’oro al petto, se non si fanno brillare nelle scelte della vita quotidiana? A che serve frequentare messe e novene senza convertire le parole e i pensieri in una vita sana e in un’autentica testimonianza? Cadono in questo errore i genitori e gli educatori, quando col loro cattivo esempio avviano i bambini alla menzogna? Gesù invita ad avere sempre un atteggiamento di umiltà e di servizio, lo stesso assunto da Lui, l’unico Maestro, che “da ricco che era, si è fatto povero” (2Corinzi 8,9), “ha svuotato se stesso, assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini, e si è umiliato facendosi obbediente fino alla morte” (Filippesi 2,7-8). Al credente spetta custodire “un cuore che non si esalta” e ad avere “occhi che non guardano in alto”: qualunque sia la missione che gli è affidata rimane un figlio del Padre, “sereno come un bimbo in braccio alla sua mamma” (Salmo 130, Responsorio). La vera sfida consiste nel convertirsi ad un’autenticità di vita ed alla coerenza tra quello che si predica e quello che si fa. Nel servire il prossimo sta il vero potere: “Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti”. Sono parole del Vangelo che conservano tutta la loro verità in un mondo di individui che fanno difficoltà a fare spazio agli altri e pretendono sempre di essere al centro di tutto.

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Author: Ntacalabria Redazione J