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Tu scendi dalle stelle…
Tu piangi non per duol ma per amore…
Nell’immensa pianura tra il Tigre e l’Eufrate, superbamente su troni dorati, sedevano gli imperatori.
A loro servizio erano matematici e astrologi che studiavano il corso dei pianeti e volevano capire quale rapporto esisteva tra il destino degli uomini e il movimento dei corpi astrali (oroscopo celeste). Si credeva che il microcosmo-uomo (essenza, sostanza e vita) rappresentava l’immagine, lo specchio del microcosmo-universo (mondo divino e mondo natura).
Il profeta Isaia disprezzava tutto ciò; sarcasticamente gridava a gran voce: “Possano i misuratori del cielo diventare stoppia che l’ardente fuoco consuma e che nulla li possa salvare dalla forza delle fiamme.”
La natura, ordine divino, nel suo mistero, rappresenta la grandezza di Dio e la piccolezza dell’uomo.
La lega pitagorica apre la religiosità al mistero scientifico. La dottrina dei numeri diventa matematica sacra, teologia razionalizzata, scienza divina coniugata alle scienze naturali; solo così diventa costruzione dell’eterna scienza cosmica (unità).
Il numero 3 regna dovunque nell’universo; è la triade cosmica mentre la triade umana raccoglie tutte le facoltà del corpo, dell’anima e dello spirito.
I profeti ebrei erano nell’attesa di un re terreno capace di liberare il popolo di Israele dalla feroce schiavitù dell’imperialismo romano.
Ecco apparire il profeta Giovanni il Battista; predicava una dottrina simile a quella degli antichi profeti ebrei, ma sentiva strane voci che gli suggerivano un nuovo credo e sentiva vicina la venuta del maestro dei maestri.
Il Battista, dalla pelle abbronzata e inaridita dai venti del deserto, agitava i lunghi capelli neri come la criniera di un ruggente leone;gli occhi carboni accesi severo e sicuro nel parlare, incuteva paura. Gli umili lo seguivano, non capivano, si guardavano l’un l’altro sbigottiti. Cosa volevano significare le sue prediche?
Il grano spirituale doveva essere riunito nei granai, la paglia consumata come un’ardente fornace, la scure pronta nelle radici degli alberi che non davano buoni frutti.
L’antipapa Erode temendo la profezia dei magi, sentì minacciata la sua potenza terrena; si impaurì della “stella camminante” che videro i magi, segno astrologico delle leggi orientali dell’occultismo mistico e, per non sbagliare, ordinò la strage degli innocenti; tra di loro ci sarebbe stato anche il suo divino usurpatore.
La celebrazione del Natale ha una caratteristica sacro-pagana; festività istituita da Papa Liberio che scelse il 25 dicembre in onore della celebrazione del Dio Mitra, il Dio dell’ordine sociale, della guerra, della vittoria, il Dio del sole.
Credenti e non credenti identifichiamoci con Cristo degli affamati, degli ignudi, dei senzatetto, dei senza asilo; è così che il vessillo della nascita di Cristo potrà caricarsi di fratellanza universale.
Sia la notte di Natale un giubilo permanente, non imprigionato nell’alto dei cieli; facciamo scendere in terra la manna di pace di giustizia sociale ormai diventata una candela consumata pronta a spegnersi.
Buon Natale.
Virginia Iacopino
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