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Riceviamo e Pubblichiamo
dall’Avv. Giuseppe Maria Cordova
“A nome di tutta la famiglia Cordova ritengo doveroso replicare con quanto segue alle notizie diffuse sugli Organi di Stampa dall’Amministrazione Comunale di San Lorenzo (RC), relative allo stato di abbandono, degrado e pericolosità di “Palazzo Cordova” ubicato nella piazza Regina Margherita, attribuendo in tutto e per tutto la responsabilità alla famiglia Cordova.
L’immobile, risalente ad epoca secentesca, non è più abitato dalla Famiglia dagli anni cinquanta. Nel tempo più volte saccheggiato, è stato pure oltraggiosamente danneggiato nelle opere murarie, come risulta da denuncia presentata nel 2002 dal caro prof. Bernadino Cordova, mio cugino, presso la stazione dei Carabinieri di S. Lorenzo in Bagaladi.
Esso stabile, al di là della retorica del politico di turno, prima della sua totale rovina, è stato donato dalla Famiglia Cordova al Comune di San Lorenzo, come da deliberazione del Consiglio Comunale n. 50 del 27.12.2002, avente ad oggetto “Donazione palazzo Cordova da parte degli eredi”.
Ne deriva che la “risoluzione utile e definitiva” del problema di sicurezza di che trattasi, cui fa riferimento la Presidente del Consiglio, spetterebbe fin dal 2002 all’Amministrazione Comunale.
Ciononostante la Famiglia Cordova, in passato, per andare incontro alle esigenze dell’Ente che lamentava la inesistente disponibilità economica, è intervenuta a proprie spese per la messa in sicurezza di alcune parti divenute pericolanti.
La Famiglia Cordova, proprio in funzione del legame con il territorio, ha ritenuto di donare uno degli edifici storici più qualificati dell’intero comprensorio, ove peraltro si considerino i personaggi storici ivi anche istituzionalmente ospitati, in un’ottica di recupero e valorizzazione storico-culturale dell’antico abitato. Nell’ulteriore considerazione che i Comuni hanno possibilità di attingere a finanziamenti Regionali, Nazionali ed Europei appunto dedicati al recupero di siti e manufatti di interesse storico. Così a Staiti con il Museo dei Santi Italo-Greci a Palazzo Cordova, tanto per citare un esempio.
D’altra parte, se è pur vero che “l’edificio deturpa la zona e mette in ombra la bellezza e la maestosità dell’Olmo nonché la bellezza della nostra Chiesa Santa Maria della Neve che sorge maestosa nella piazza stessa” è tuttavia altrettanto vero che il restauro dell’edificio, piuttosto che la sua demolizione, avrebbe e potrà ancora restituire il fascino perduto ad un centro urbano oramai privo di interesse, impreziosendone anche la bellissima, ma di minore pregio storico, chiesa dedicata a Santa Maria della Neve, anch’essa sita sulla piazza. Ma, anche l’Olmo secolare, simbolo del Paese – a cui il compianto prof. Antonio Cordova, mio padre, dedicò tante attenzioni anche attraverso i Suoi scritti, fino ad identificare con esso la testata giornalistica del suo periodico satirico-politico degli anni “60 – assumerebbe un nuovo, chiaro aspetto di riconoscimento e di identificazione per la sua centralità urbana in una memoria storica”.
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