San Caterina de Guarda a San Pantaleone

san pantaleone

Questo post é stato letto 39890 volte!

di Carmelo Bagnato

Transitando verso il confine occidentale della diocesi di Bova, scriveva il canonico di Bova Pasquale Natoli, nel bacino della fiumara Amendolea che segnò nell’antichità, col suo affluente di destra, il confine tra la repubblica Locrese e la Reggina, ci imbattiamo in diversi cenobi basiliani, da entrambe le sponde del fiume. In un’ansa di detta fiumara, sempre in territorio della diocesi di Bova, dalla parte occidentale, non comunque adiacente alla sponda, ma su un’altura, si scorge il monastero di donne basiliane, dal titolo “Santa Caterina de Gurda”, grangia dell’Archimandridato di San Pantaleone con convento sito in contrada “Pista di cavallo” dal quale prese il nome l’attuale paese e di cui ci occuperemo ampiamente e dettagliatamente, in un prossimo futuro.

Della chiesa di Santa Caterina, di cui tutt’ora esistono segni, tutta la popolazione di San Pantaleone ne è edotta e parla con compiacimento, sentendosi erede di un importante passato, e augurandosi che qualcuno si cimenti in sempre più approfondite ricerche al fine di conoscere le vicessitudini, che poi, in sostanza, costituiscono e testimoniano dei propri avi e delle proprie origini.
Era unito a questa chiesetta un convento di claustrali basiliane di rito greco, simile a quelli, più noti, di sant’Anastasia di Reggio e Santa Febronia di Calanna.
Il visitatore Marcello Terracina nel 1551, dopo aver visitato il tempio e monastero, così riporta nella sua opera:” accessimus ad monasterium Santa Catharina de San Laurentio, diocesis bovensis, ibi invenimus abatissam cum quetuor monialibus et ecclesiam bene ornatum, cum ornamentis et libris ad usum grecum”. Le monache ricevevano il servizio religioso da preti greci.

La comunità di queste suore non viveva però nella perfetta osservanza delle regole, per cui mons. Camerota, verso la fine del XVI secolo, ricorse alla S. Congregazione, con dettagliate notizie, convincendola della necessità della sua abolizione. La S. Congregazione, per evitare spiacevoli ripercussioni, diede disposizioni di tollerare le claustrali esistenti, senza però ammetterne altre, in attesa di ulteriori opportunità. Infatti, il trasferimento avvenne in concomitanza con le suore provenienti da San Fantino con la motivazione, per entrambe, di maggiore sicurezza, entro le mura di San Lorenzo, lato nord-est, sullo strapiombo in località Jannuzzo. Il cenobio di S. Caterina possedeva già, anche se durò poco tempo, “esso apparve come una meteora e scomparve subito”, scriverà mons. Ferrante a proposito, ben 113 proprietà, e 53 “stagli”, ossia canoni perpetui da 23 case sulle quali gravava un censo annuo

L’arcivescovo D’Afflitto, nel 1595 perlustrò in sacra visita questi luoghi, ed il 3 agosto si trovò a san Lorenzo, e giustamente non fa cenno nelle sue scritture ufficiali, perchè Santa Caterina non era di sua giurisdizione, tanto meno erano ancora sorte le contestazioni fra le due diocesi, di Bova e di Reggio.
Nel 1643, quando scriveva l’Ughelli, il monastero non esisteva più perchè “nulla in civitate aut in diocesis adsunt monasteria virginum”. Abbandonato, crollò insieme alla chiesetta per franamento del terreno, nel terremoto del 1783.
La Concistoriale, in seguito alle prime liti, a cui si era rivolto mons. Rozzolino, riferendosi alla sentenza della Camera Apostolica del 28 febbraio 1665 (sic), col riconoscimento al vescovo di Bova, ordinava che i beni di Santa Caterina de Gurda fossero aggregati al seminario di Bova, con obbligo, precisa il Logoteta, del mantenimento di due seminaristi di San Lorenzo. Riconfermando l’aggregazione fatta da mons. Olivadisio nel 1634, con Santa Caterina e l’Alica (sic) il seminario accumulava cento ducati di rendita. Il seminario stesso era stato fondato dal vescovo di Bova Olivadisio (1626-1646) nel 1628 sul proposito dell’arcivescovo di Reggio D’Afflitto, con la contribuzione di tutti i beneficiati ed enti ecclesiastici della diocesi. Verrà demolito nel 1798, in seguito al terremoto, per particolari condizioni di fatiscenza.

Come promesso nelle altre occasioni, notizie più dettagliate con fonti e riferimenti, saranno riproposte, come si conviene, nel libro di prossima pubblicazione.

Questo post é stato letto 39890 volte!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *