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Rocca del Drako, ecco un nuovo episodio di Esplorando dietro casa.
Ci sono luoghi dove la Natura ha generato opere straordinarie al cospetto delle quali la fantasia dell’uomo galoppa veloce come un branco di cavalli sbrigliati.
Dinanzi all’incomprensibile spesso la superstizione ha avuto la meglio, contribuendo a generare leggende il cui lieve riverbero è giunto fino ai giorni nostri.
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Il mito che vogliamo raccontare affonda la sue radici fra le gole dell’Aspromonte, una terra che conserva intatto un fascino primordiale e selvaggio.
Rocca del Drako a Roghudi
Nel Comune di Roghudi, a pochi chilometri dalla ghost town, si trova un sito geologico davvero straordinario.
Per raggiungerlo abbiamo imboccato la strada che conduce a Bova Superiore oltrepassando la città bovese e abbiamo proseguito lungo la via principale seguendo le indicazioni di una serie di pannelli che hanno scandito il lento avvicinamento al sito.
La strada, tortuosa, è da percorrere a bassa velocità non solo per ragioni di sicurezza, ma anche per godere dei numerosi affacci che la singolare morfologia di quest’angolo di Calabria dona agli occhi più curiosi.
Dopo oltre un’ora di sterzate e ripidi tornanti abbiamo raggiunto il sito geologico di Rocca del Drako.
Le attrattive offerte dal luogo sono due.
La prima è Rocca: un imponente monolite trapezoidale che ricorda vagamente la testa di un mostruoso animale.
Gli agenti atmosferici hanno inciso nel profilo della roccia i grandi cerchi che richiamano gli occhi della bestia; è un’opera maestosa che lascia senza fiato… al suo cospetto si ha l’impressione di essere piccoli come un chicco di grano.
Tramite una passerella in legno, lungo la quale si possono leggere alcuni interessanti pannelli dedicati al territorio, si giunge ai piedi dell’imponente Rocca.
Il consiglio che rivolgiamo al visitatore è di non sottovalutare l’esperienza e di godere di ogni singola sfaccettatura offerta da questa opera singolare e straordinaria.
“Caldaie del Latte”
Poco distante da Rocca del Drako si trovano le cosiddette “Caldaie del Latte”.
Si tratta di un affioramento roccioso caratterizzato da numerose gibbosità che, secondo la leggenda, richiamano altrettante caldare contenenti latte.
Anche in questo caso si rimane sbalorditi dinanzi al lento e continuo lavoro della Natura e alla originali forme che è stata in grado di creare partendo dalla ruvida roccia.
Intorno a questo sito sono nate innumerevoli leggende, alcune molto simili tra di loro.
Di tutte abbiamo deciso di raccontare la versione che riteniamo più affascinante.
Secondo il mito, un mostro era stato confinato in queste terre da un dio malevolo e terrorizzava il paese di Roghudi.
Si narra che i cittadini del borgo, per limitare le sue incursioni, sacrificavano dei pargoli tra le fauci del mostro e bollivano del latte nelle caldare per saziarne la sete.
Un giorno…
giunse a Roghudi un frate, noto per aver domato mostri simili.
Il pellegrino riuscì ad ammansire la bestia raccontando dei suoi incontri con altri animali abominevoli e a Roghudi tornò la tranquillità, ma non duro molto…
Un giorno il frate scomparve senza alcun motivo: alcuni ritengono che fosse morto essendo in età molto avanzata, tuttavia la reale ragione non è nota.
Il mostro, adirato, riprese le sue incursioni e il terrore calò nuovamente nel piccolo borgo.
Una notte, approfittando del sonno fitto in cui era sprofondata la bestia, gli abitanti di Roghudi abbandonarono il paese. Senza più nutrimento l’animale divenne roccia al pari delle caldare che furono, infine, coperte dalla vegetazione.
Ci sono altre versioni del mito.
Alcune parlano di un tesoro custodito da un mostro, altre di una prova di coraggio che alcuni temerari avrebbero dovuto affrontare per vincere il mostro e coprirsi d’oro.
Miti, leggende, storie straordinarie di cui non riusciamo a fare a meno e che ricorderemo sempre attraverso i secoli perché, in fondo, sono parte di noi.
Articolo a cura di Giovanni Speranza
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