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Nel confronto tra lo Stato padrone ed il cittadino sottomesso, spesso ed in breve la rabbia lascia il posto alla rassegnazione con la consapevolezza che la prosecuzione sulla strada dell’ira corrisponderebbe ad un’inutile spreco di energie per una lotta senza storia in cui l’utente non potrà vincere ne tantomeno pareggiare la partita.
La denuncia arriva da Salvatore Tuscano, comune cittadino, oggi marginalmente impegnato nel sociale in quel di Condofuri, ma sempre incline ad evidenziare le negligenze e talvolta i soprusi di una pubblica amministrazione che se da un lato non garantisce servizi efficienti e diritti sacrosanti dall’altro esige senza pietà il pagamento di tributi da una cittadinanza stremata e costretta a privarsi talvolta di beni essenziali per la sopravvivenza ed obbligata a versare lacrime e sangue nelle casse di uno Stato vorace all’inverosimile che spesso non tiene minimamente in considerazione le condizioni socio-economiche di un’utenza ormai ridotta al lastrico da un’economia ansimante e depressa.
Nel quotidiano di ogni comune cittadino ormai è diventato immancabile il recapito di richieste di pagamenti da parte degli enti più disparati, frequentemente relativi a servizi offerti in forma carente, se non assenti del tutto ed in taluni casi addirittura riferiti a totali disservizi, senza tenere in considerazione le “furbate” attuate da Enti di spessore come la Regione, nel nostro caso Calabria, che ad intervalli regolari, come un daziere senza scrupoli e senza coscienza, meschinamente prova ad estorcere al malcapitato utente, seppure sbadato, il necessario per la sussistenza mensile, attraverso la famigerata “tassa di possesso” automobilistica comunemente definita “Bollo auto”.
A pochi automobilisti, perfino ai più ligi, sarà capitato di non ricevere un “Atto di accertamento e contestuale irrogazione di sanzioni, Avviso” da parte del Settore Tributi del Dipartimento Bilancio e Patrimonio della Regione Calabria; un atto con il quale l’Ente in parola, evidenziando il totale o parziale versamento del tributo relativo alla tassa automobilistica, intima all’utente di provvedere alla sanatoria della propria posizione che nel frattempo si è aggravata economicamente per via delle sanzioni, interessi ed orpelli vari; e fin qui nulla di strano se non fosse che questa procedura spesso viene mossa anche nei confronti di chi, adempiente alle regole, ha provveduto già al pagamento di quanto dovuto entro i termini prestabiliti. Può succedere però che nonostante l’automobilista abbia rispettato le regole imposte, un po’ per sbadataggine, per propensione al disordine o per carenza di fosforo non sia in grado di dimostrare mediante esibizione della relativa ricevuta di avere effettuato il pagamento ed è qui, a questo punto, che gli artigli feroci della Pubblica Amministrazione si fanno comodamente strada nelle tasche dello sventurato cittadino costretto a pagare per l’ennesima volta un tributo già versato.
Ma può anche succedere che dopo aver pagato entro i termini la tassa automobilistica, che va versata, si ricorda, in anticipo per l’anno seguente, sempre lo sventurato cittadino, una settimana dopo, sia vittima di sinistro stradale e costretto a rottamare la sua modesta utilitaria perché troppo oneroso sarebbe un eventuale intervento di ripristino della stessa: a questo punto, attesa la decadenza delle condizioni e dei beni per i quali la tassa è stata versata, sarebbe auspicabile e lecito pensare alla possibilità di chiederne il rimborso, e ciò è possibile!
Ma non in Calabria, non illudetevi. La Calabria, a differenza di altre regioni italiane, forse più oneste nei confronti dei propri abitanti, non contempla la possibilità di chiedere il rimborso della tassa automobilistica, così come non prevede la possibilità di pagare in dodicesimi nel caso in cui il contribuente decide o riesce ad effettuare il versamento a termini decaduti ma comunque entro un anno dalla scadenza prefissata facendosi così carico di interessi e sanzioni di modeste entità: ed è proprio ciò che è successo a Tuscano, il quale recandosi, qualche settimana fa, presso la sede ACI della città convinto di pagare un tributo inferiore all’annualità completa – in scadenza ad agosto – si vede invece costretto a versare l’intero tributo perché – spiega l’addetta allo sportello – in Calabria ciò non è possibile.
E allora viene spontaneo chiedersi quale sia la destinazione di questi tributi pretesi sino all’ultimo centesimo: perché la Calabria ha infrastrutture che neanche il Terzo Mondo ci invidia? Perché la via di comunicazione più importante della Calabria ionica, la famigerata Strada Statale 106, dopo un secolo è poco più di una pista per diligenze dove ogni viaggio affrontato è una scommessa sulla sopravvivenza come una roulette russa? Perché se da un lato Trenitalia sopprime in continuazione i propri convogli, dall’altro la regione non incentiva forme di trasporto alternative? O quel che conta è solo il benessere fisico dei rappresentanti della politica regionale spesso assente di fronte alle esigenze della collettività e presente solo quando questa deve essere penalizzata per esempio con la chiusura di Ospedali e Tribunali?
Ma questa è solo la punta dell’iceberg perché di motivi per alimentare la rabbia del contribuente ce ne sono a decine: i Comuni che esigono canoni idrici per fornire acqua potabile a singhiozzo cosicché in piena estate se vuoi farti una doccia ti devi attrezzare con i bidoni esposti al sole e Tassa sui Rifiuti solidi urbani, oggi Tares, per attraversare città colme di rifiuti ad ogni angolo, immense discariche a cielo aperto; e poi, per i calabresi della parte più a sud della regione, il Consorzio di Bonifica del Basso Ionio Reggino, garantito da una Legge regionale ad hoc, che annualmente esige un tributo anche per l’aiuola davanti casa per presunti interventi di manutenzione e bonifica quando in concreto se possiedi un appezzamento di terreno in collina per arrivarci sei costretto a provvedere in autonomia, con esborso di ingenti somme di denaro, alla realizzazione e manutenzione delle vie di accesso anche se queste sono pubbliche e ad effettuare a tue spese le opere necessarie per la canalizzazione delle acque piovane.
E poi il canone Rai per un servizio che non interessa a nessuno…ma tanto è una tassa di possesso sull’apparecchio televisivo; e poi l’Imu…come se qualcuno ti avesse dato una mano quando ti sei indebitato sino al collo per costruirti quelle quattro mura! E’ forse giunta l’ora di prendere coscienza che non si può scuoiare una pulce per venderne la pelle.
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