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Nel processo, era stata contestata al giovane Iaria, Dottore in Giurisprudenza di Condofuri la partecipazione all’associazione criminale denominata ‘ndrangheta e, precisamente l’organicità al gruppo noto come “cosca Pelle” di San Luca.
In primo grado, vi era stata condanna alla pena di anni 8 di reclusione, oltre che l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante l’esecuzione della pena.
Era stata applicata, altresì, la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di anni tre, con divieto di soggiorno nella Provincia di Reggio Calabria.
La responsabilità del giovane praticante avvocato era stata confermata anche in grado d’appello, con riduzione della pena detentiva ad anni 4 e mesi otto di reclusione.
Avverso tale sentenza il Collegio difensivo, composto dagli avvocati Francesco Floccari, Filippo Giunchedi del Foro di Bologna e Marco Monaco del Foro di Roma, proponevano ricorso per cassazione, evidenziando profili d’illegittimità che imponevano, a giudizio della difesa, l’annullamento della sentenza.
Il ricorso era stato discusso oralmente nel pomeriggio del 25 giugno.
Nel pomeriggio del 26 giugno, la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione, accogliendo in pieno le ragioni difensive sviluppate nell’atto di gravame, ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna, ordinando l’immediata scarcerazione del detenuto.
Filippo Iaria, dunque, nella stessa serata ha lasciato la casa circondariale di Ancona, ove si trovava ristretto dal dicembre 2010.
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