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Grande soddisfazione per il successo dell’ottava edizione del Pentedattilo Film Festival che ha entusiasmato il borgo di Pentedattilo, in provincia di Reggio Calabria. Sono stati tre giorni intensi durante i quali sono stati proiettati oltre 150 cortometraggi provenienti da tutto il mondo.
Altissima la qualità delle opere pervenute che hanno reso ancora più importante il festival internazionale di cortometraggi promosso e realizzato dall’associazione Pro Pentedattilo e dalla Ram Film, grazie anche all’aiuto logistico dell’Agenzia dei Borghi Solidali e del patrocinio e sostegno della Provincia di Reggio Calabria, assessorato alla cultura. Da segnalare l’ottima partecipazione del pubblico che ha popolato il suggestivo borgo a cinque dita per un appuntamento che, nonostante le difficoltà incontrate, complici anche i tagli della Regione Calabria che non ha finanziato questa edizione, ha riscosso un grandissimo successo.
L’evento conclusivo ha visto l’intervento di Emanuele Milasi, direttore artistico, Americo Melchionda, direttore organizzativo, Maria Milasi, coordinatrice artistica, Alessia Rotondo, traduttrice, ed i vari giurati tra i quali spiccano nomi illustri del panorama cinematografico internazionale. A Pentedattilo hanno preso la parola, infatti, Alessandro Ago, Davide Oberto, Darin Sallam, vincitrice nella scorsa edizione del Corto Donna, Silvano Luppino, Koray Sevindi, vincitore di “Territorio in Movimento” nel 2012, Guillermo Laurin Salazar, gli studenti dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria.
ECCO DI SEGUITO I VINCITORI:
TERRITORIO IN MOVIMENTO
Primo premio: Kiran di Alexander Riedel & Bettina Timm
Per aver saputo raccontare l’originalità del suo protagonista e la complessità del mondo che lo circonda.
Secondo premio: Blu di Nicolae Constantin Tanase
Per essere riuscito, attraverso una piccola vicenda famigliare, a raccontare anche la storia contemporanea di un paese.
Terzo premio: Danger of complete extinction di Konstantin Kolesov
Per aver costruito una complessa rappresentazione dello scontro generazionale, che diventa anche scontro politico nella Russia post sovietica.
Menzione speciale: Bounty di Finbarr Wilbrink
Per aver creato uno spazio cinematografico capace di raccontare la dialettica dell’identità nelle società contemporanee.
Menzione speciale: Shame and glasses
Per aver reso con semplicità la forma narrativa del cortometraggio.
Menzione speciale: F5 di Timofey Zhalnin
Per una regia e la recitazione capace di adattarsi a diversi linguaggi, dal cinema alla danza, nel raccontare una storia che spinge lo spettatore a riflettere su cos’è davvero l’arte.
Corto Donna
Ex aequo: Histoire Belge di Myriam Donasis
Perché, attraverso una costruzione narrativa originale e un montaggio accattivante, tratta una tematica che va oltre l’omosessualità ma tocca un desiderio universale.
Ex aequo: More than two hours di Ali Asgari
Per la messa in scena di un conflitto forte e credibile, con un finale aperto e inevitabile che lascia però una speranza.
Menzione speciale: Paper mountains di Lynsey Miller
Perché, attraverso un’efficace direzione degli attori, racconta un sogno ad occhi aperti, il viaggio di una ragazzina motivato da un desiderio semplice e forte. Un film che insegna che tutto ciò in cui si crede è reale.
THRILLER
Ex aequo: Deux inconnus di Lauren Wolkstein
Per la linearità narrativa e la particolare cura della fotografia che conferisce all’intera opera una continuità tra regia e attori.
Ex aequo: A tout Prix di Danh Yann
Per l’originalità della trama, la complementarietà tra la linea narrativa e la liricità del montaggio che consentono allo spettatore di seguire senza difficoltà lo sviluppo degli eventi.
Menzione speciale: I spy with my little eye di Gunda Aurich
Per la cura degli elementi narrativi propri del genere thriller sviluppati attraverso una fotografia e una recitazione di alto livello stilistico.
ANIMAZIONE
Emilie di Olivier Pesch
Per aver raccontato una fiaba moderna con un perfetto uso della stop motion che crea personaggi indimenticabili.
VIDEOCLIP
Flowers for anytime di Diego Monfredini
Per l’utilizzo del linguaggio cinematografico applicato a quello musicale, con una regia interessante che sottolinea una fotografia di spessore.
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