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Riceviamo e pubblichiamo:
Con riguardo a quanto pubblicato, in data 03 dicembre u.s., su un giornale on line. si è costretti a denunciare come lo stesso contenga affermazioni prive di qualsiasi fondamento. Il riferimento è a quanto dichiarato dalla consigliera Caterina Chiara Macheda, capogruppo di “Insieme per Montebello”, la quale asserisce:
hanno messo un bavaglio all’opposizione…. Vengono meno i principi di democrazia e di partecipazione…. Noi non siamo stati messi in grado di poter affrontare la discussione in consiglio comunale.
Ed ancora:
Hanno impedito ai consiglieri comunali di poter visionare la documentazione oggetto di convocazione.
Come si spiegherà qui di seguito si tratta di dichiarazioni infondate, dalle quali derivano altrettante affermazioni non corrette. Infatti, a differenza di quanto comunicato, la convocazione per il Consiglio Comunale del 30.11.2020 è avvenuta nel pieno rispetto di quello che è lo Statuto del Comune di Montebello Jonico e del relativo Regolamento di funzionamento del consiglio comunale. Si è, infatti, cercato di far passare un mero errore materiale dell’atto de quo, come tentativo di eludere quelli che sono i principi di democrazia e partecipazione attraverso il mancato rispetto dei termini per la convocazione e per l’esame della documentazione inerente i punti all’ordine del giorno.
A conferma di ciò, si evidenzia come il Consiglio comunale del 30 novembre si sia svolto in sessione straordinaria, nonostante il relativo avviso di convocazione, per mero errore materiale, contenesse la dicitura “sessione ordinaria”. Il carattere, infatti, ordinario o straordinario di una seduta del Consiglio comunale non viene determinato dall’avviso di convocazione, in quanto le ipotesi in cui alle sedute può essere attribuito carattere ordinario sono individuate specificatamente e tassativamente dallo Statuto comunale all’art. 14 comma 2, che le correla strettamente alla materia oggetto della proposta di deliberazione.
Orbene, considerato che le proposte di deliberazione per il Consiglio comunale in questione si riferiscono a tematiche che non rientrano nella casistica prevista dall’articolo da ultimo citato (convocazione ordinaria), è evidente che i termini, di giorni 3 previsti dalla normativa per le sedute straordinarie, contrariamente a quanto affermato dalla Sig.ra Caterina Chiara Macheda, siano stati ampiamente rispettati.
Semmai, la consigliera Macheda, invece di denunciare infondate e strumentali irregolarità che le impedirebbero unitamente al suo gruppo consiliare di esercitare democraticamente l’azione di partecipazione, in un’ottica di collaborazione istituzionale, dovrebbe ravvedersi e ritirare la formale richiesta fatta all’Amministrazione comunale, dove è stato espressamente chiesto che la notifica delle comunicazioni istituzionali per lei ed i consiglieri del suo gruppo, avvenga solo ed esclusivamente mediante consegna a mano per mezzo di messo comunale presso il proprio domicilio, comportando di fatto un dispendio di energie umane con l’aggravante di maggiori costi gestionali (per di più in piena emergenza Covid) che l’Ente deve sostenere, nonostante sia stata invitata sia in forma orale che scritta ad accettare le comunicazioni con gli strumenti informatici ormai in uso ai più, ovvero la posta elettronica semplice (email) o la posta elettronica certificata (pec); un utile mezzo di risparmio economico e di semplificazione per il buon andamento della macchina amministrativa comunale.
E’ pacifico, infatti, che lo Statuto ed il Regolamento attribuiscono al consigliere libertà di scelta circa le modalità con le quali ricevere le comunicazioni ufficiali e le convocazioni del consiglio, ma è altrettanto pacifico che le medesime fonti dispongono che ciascun consigliere sia TENUTO ad attivare una casella di Posta elettronica certificata presso la quale ricevere le comunicazioni. Tale dovere, invero, non è stato rispettato dalle consigliere anzidette, neppure allorquando l’Amministrazione si è resa disponibile ad attivare loro una casella Pec istituzionale gratuita.
Pertanto, per concludere, alla luce di quanto sopra esposto, è evidente che le accuse mosse siano totalmente prive di fondamento oltre che gravemente lesive dell’immagine pubblica ed istituzionale dell’attuale compagine amministrativa.
Il Sindaco di Montebello Jonico
Maria Foti
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